La metalmeccanica nel 2024 ha perso il 4,2% trascinando al ribasso l’industria (-2,5%)

La metalmeccanica nel 2024 ha perso il 4,2% trascinando al ribasso l’industria (-2,5%)

Nel 2024 i livelli di produzione metalmeccanica sono caduti mediamente del 4,2% rispetto all’anno precedente, ed hanno trascinato al ribasso l’intero comparto industriale che ha segnato un calo del 2,5%. Dietro lo stato di sofferenza dell’industria, dunque, un contributo decisivo è arrivato dalla metalmeccanica e meccatronica che ha fatto registrare performance negative in tutti i trimestri del 2024; in particolare nell’ultimo scorcio dell’anno i volumi di produzione sono diminuiti del 5,6% rispetto all’ultimo trimestre del 2023 e del 2% rispetto al terzo trimestre 2024. Mentre l’industria nel complesso tra ottobre e dicembre 2024 ha perso il 2,2% su base tendenziale e l’1,2% nel confronto congiunturale.

L’indagine congiunturale di Federmeccanica presentata ieri a Roma evidenzia come, al netto della fase del Covid, il risultato del quarto trimestre 2024 sia il peggiore della serie storica decennale: fatto 100 il livello del 2021 si posiziona a 92,9 dopo una lunga serie di variazioni negative. Le ragioni sono molteplici.

In caduta la produzione di Autoveicoli e rimorchi

Ben 5 su 7 comparti che pesano per l’84% sulla produzione metalmeccanica hanno avuto variazioni negative: epicentro della crisi gli Autoveicoli e rimorchi (-21,9% sul 2023). Male anche Metallurgia (-2,5%), Prodotti in metallo (-4,1%), Macchine e apparecchi meccanici (-3,8%). Il ricorso alla cassa integrazione è cresciuto del 33,2% nel rispetto al 2023.

Export in calo del 3,8%

Le esportazioni metalmeccaniche nel 2024, pari a circa 277 miliardi di euro, sono diminuite del 3,8%, l’export verso l’Ue è calato del 4,6% su base annua, a causa soprattutto del mercato tedesco che ha perso il 10,4%. La contrazione dei flussi verso i mercati extra Ue (-2,9%) è legata al mercato Usa (-11,4%). «Si è chiuso un anno durissimo – ha commentato il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin – che lascia un segno meno molto pesante e il 2025 si è aperto con segnali molto preoccupanti. La tenuta del nostro sistema industriale è a forte rischio, sia per criticità strutturali, sia per possibili sconvolgimenti degli equilibri globali. Serve senso di responsabilità di tutti gli attori per affrontare una fase che potrebbe essere senza precedenti».

Male la liquidità aziendale

Sono negative anche le previsioni future contenute nell’indagine trimestrale, con l’11% delle imprese che valuta “cattiva o pessima” la situazione della liquidità aziendale. Il 19% ha dichiarato un aumento delle consistenze del portafoglio ordini, ma è in calo dal 30% del primo trimestre, mentre sale al 50% la quota di quelle che hanno mantenuto inalterati il livello degli ordini (38% a fine settembre). Il 50% del campione intervistato pensa di mantenere stabili i propri volumi di produzione (il 26% prevede aumenti contro il 24% che prospetta diminuzioni). L’indagine si è conclusa a fine gennaio, pertanto come ha sottolineato il direttore del Centro studi Ezio Civitareale, «gli esiti non considerano le ultime dichiarazioni del presidente Usa sui dazi all’UE che destano grande preoccupazione, comunque emerge una situazione di stazionarietà su valori negativi». Per il vice presidente di Federmeccanica, Diego Andreis «i ripetuti annunci di dazi generano un clima di incertezza che rischia di gelare qualsiasi decisione sugli investimenti», l’indagine mostra che «il nostro settore che rappresenta il cuore dell’economia italiana ha un battito troppo rallentato che potrebbe anche arrestarsi se non si interviene subito».

Fonte: Il Sole 24 Ore