La mossa di Fitto per imporre alle regioni la riforma della coesione

La commissaria europea alle Politiche regionali, Elisa Ferreira, insiste sul carattere territoriale della politica di coesione e sul ruolo delle regioni nella gestione dei fondi strutturali europei. Dopo l’incontro di giovedì sera con il ministro Raffaele Fitto che le ha “condiviso” il piano di riforma nazionale della politica di coesione inserito nel “nuovo” Pnrr, la commissaria ha diffuso una breve nota: «Abbiamo convenuto sulla necessità di sinergie tra i fondi – ha affermato riferendosi ai fondi strutturali come il Fesr e il Fse e al Pnrr – su misure basate sul territorio, sul rafforzamento della capacità amministrativa, su titolarità locale e partenariato».

Posizioni distanti tra il ministro e la commissaria Ferreira

L’incontro è stato definito «costruttivo» dalla Ferreira, che tuttavia non ha usato la parola “riforma” ma ha insistito sul carattere “place-based” della politica di coesione, rivelando implicitamente la distanza dalle parole e dalle posizioni di Fitto, il quale ha di fatto aggirato la commissaria e la Dg Regio attraverso il Pnrr su cui la commissaria non ha voce in capitolo. Dopo l’incontro Fitto ha spiegato alle agenzie di aver “condiviso” con la commissaria il percorso per l’avvio della riforma della coesione. Ci si sarebbe aspettati che la “presentasse”, invece il via libera era già stato deciso altrove, evidentemente ad un livello più alto, direttamente con la presidenza della Commissione.

Il punto d’incontro su cui Fitto e Ferreira hanno “convenuto” l’altra sera è l’implicito carattere territoriale della politica di coesione regionale. Ma è un punto d’incontro molto debole e perciò tutto da verificare, dal momento che l’obiettivo dichiarato di Fitto è una decisa centralizzazione a livello nazionale di questa politica.

La forzatura di Fitto e il vincolo esterno

In pratica, inserendo nella revisione del Pnrr la “milestone” sulla riforma, Fitto ha aggiunto un vincolo europeo su cui fare leva per costringere le regioni ad accettarla. Una forzatura che gli consentirebbe di non dover modificare l’Accordo di partenariato 2021-2027 su cui a febbraio scorso aveva già ricevuto un altolà proprio dalla commissaria portoghese.

Il decreto di riforma, atteso entro gennaio, concentrerebbe le risorse sui servizi essenziali (trasporti, risorse idriche, gestione dei rifiuti, dissesto idrogeologico) soprattutto per le regioni del Sud. Uno dei punti forti dovrebbe essere la previsione di una sanzione per le regioni che non completeranno i progetti entro le scadenze. La sanzione sarebbe limitata ovviamene alla quota di cofinanziamento nazionale. Non è un caso che nei primi accordi per la coesione firmati dalle regioni (in particolare quello della Liguria) sia previsto che le risorse del Fondo sviluppo e coesione non spese da una determinata regione vengano riassegnate. Per ora non è noto con quale meccanismo.

Fonte: Il Sole 24 Ore