«La musica diventi una presenza centrale nel percorso educativo delle nuove generazioni»
Musica, maestro! Perché note, spartiti, strumenti, melodie hanno una formidabile valenza pedagogica, e per questo, ci racconta uno dei massimi esponenti della scuola violinistica italiana, il maestro Uto Ughi, è necessario rendere la musica «una presenza più centrale nel percorso educativo e formativo delle nuove generazioni». Davanti a una tazza di caffè nella sua dimora romana, e reduce, sabato, dall’esibizione davanti a Papa Francesco, nell’Aula Paolo VI, per il Giubileo della Comunicazione – dove il maestro e la sua orchestra hanno suonato brani di Bach e Oblivion di Astor Piazzolla, autore argentino molto apprezzato da Papa Bergoglio – Uto Ughi parte dalla sua infanzia (a sette anni la prima esibizione in pubblico) per spiegare il perché oggi l’educazione musicale «non debba essere considerata marginale, ma una parte fondamentale della crescita culturale e personale dei giovani».
Siamo di fronte a un manifesto, una vera riforma quella che propongono Uto Ughi e la Fondazione Uto Ughi (con i consiglieri Gianni Letta, Francesco Micheli e Luca Fossati) al ministro Giuseppe Valditara. Provando a invertire un dato di fatto: con le ultime revisioni degli ordinamenti scolastici, l’educazione musicale è rimasta materia curriculare solo nel primo ciclo (ma non più di due ore a settimana dalla primaria alle medie); mentre alle superiori c’è il liceo a indirizzo musicale e coreutico, ma in tutti gli altri indirizzi la musica non c’è, è una scelta opzionale.
Maestro, il primo passo per invertire la rotta è il recente protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione e del Merito?
Sì. La Fondazione Uto Ughi ha firmato questo accordo per sensibilizzare e coinvolgere gli studenti di tutte le scuole, dall’infanzia alle superiori, all’ascolto e alla conoscenza della musica classica attraverso la riscoperta dei luoghi della musica. Attraverso azioni mirate di istruzione e formazione, l’obiettivo è quello di far conoscere i grandi capolavori ai giovani, che purtroppo spesso ignorano la ricchezza e l’importanza della nostra tradizione musicale. Nel protocollo si riconosce, per la prima volta in modo esplicito, la rilevanza della pratica musicale sin dalle prime fasi dell’istruzione per favorire la creatività, l’espressione artistica e la formazione delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti. Si punta a promuovere la conoscenza della grande tradizione musicale classica, con particolare riferimento alla storia della musica italiana, e il ruolo centrale che ha rivestito la musica classica nella storia e nella cultura dei popoli; si riconosce anche l’importanza di sviluppare la conoscenza delle varie potenzialità espressive degli strumenti musicali, favorendo un atteggiamento positivo verso l’esperienza di ascolto della musica classica anche come occasione di crescita personale e sociale. Del resto, le arti, e in particolare la musica, contribuiscono a potenziare le capacità di apprendimento e favoriscono il benessere psicofisico di alunni e studenti.
Come si raggiungono quindi questi obiettivi di valorizzare, davvero, la musica a scuola?
Fonte: Il Sole 24 Ore