La Perla, il 6 agosto incontro al Mimit tra sindacati e liquidatori. Le maestranze oggi in piazza a Bologna

Le prossime settimane saranno decisive per il futuro di La Perla, l’azienda bolognese simbolo della lingerie di lusso made in Italy, in amministrazione straordinaria dal maggio scorso. Non solo perché i commissari – Francesco Paolo Bello, Francesca Pace e Gianluca Giorgi – stanno lavorando alla ripartenza della produzione da settembre. Ma anche perché il Mimit ha convocato un incontro a Roma, il 6 agosto, al quale oltre ai sindacati, ai rappresentanti delle 250 lavoratrici, alle istituzioni locali, saranno presenti i liquidatori delle altre due società del gruppo. A La Perla Manufacturing (a cui fa capo la produzione e che è in amministrazione straordinaria), si affiancheranno infatti La Perla Management UK Branch (costola italiana della capogruppo inglese titolare del marchio, che si occupa delle funzioni di staff, tra amministrazione, marketing, sviluppo del prodotto, personale) e La Perla Italia (a cui fa riferimento la rete commerciale).

Le richieste dei sindacati e la protesta delle lavoratrici

Le istituzioni – Regione, Comune e Città metropolitana di Bologna – e le organizzazioni sindacali si presenteranno con una posizione condivisa. «Andremo a sottolineare che la suddivisione delle tre aziende è fittizia e che le mansioni delle lavoratrici sono trasversali – dice Stefania Pisani, segretaria della Filctem-Cgil di Bologna -. Per questo ribadiremo la richiesta di estendere l’amministrazione straordinaria anche alle altre due società. La produzione senza le funzioni di staff non si può attivare e se non hai la rete retail rischi di produrre per riempire magazzini». Una proposta che ha il via libera delle lavoratrici, anche oggi impegnate in una manifestazione di protesta davanti allo stabilimento bolognese (dalle 17) armate di sdraio e ombrelloni.

La vicenda

Proprio quest’anno l’azienda compie 70 anni: fu infatti fondata nel 1954 dalla bustaia bolognese Ada Masotti, per poi diventare rapidamente una portabandiera nel mondo del made in Italy. La storia recente è caratterizzata da vari passaggi di mano che Vincenzo Colla, assessore regionale al Lavoro e alle Attività produttive non ha esitato a definire «speculazioni finanziarie». L’ultimo passaggio ad opera del fondo Tennor, del finanziere tedesco Lars Windhorst, poi estromesso dalla gestione del gruppo, all’inizio di quest’anno, dal tribunale di Bologna, che ha dichiarato lo stato di insolvenza. Lo stesso tribunale ha richiesto il sequestro preventivo del marchio nelle mani di La Perla Global Management Uk, società in liquidazione giudiziale.

Il futuro dell’azienda

L’idea ora è quella di definire un protocollo per unificare le tre società, e quindi i vari asset, per consentire allo stabilimento di Bologna di ripartire con tutte le funzioni di staff e con l’operatività commerciale. Altrimenti si rischia un arbitrato internazionale, che richiede tempi lunghissimi. Tempi che potrebbero affossare definitivamente un marchio riconosciuto in tutto il mondo e con esso produzione e posti lavoro, come rilevano istituzioni e organizzazioni sindacali, secondo le quali la partita – che richiede di contemperare i diritti dei creditori con la salvaguardia del brand e dell’azienda – non può essere affrontata solo con liquidazioni giudiziali.

Fonte: Il Sole 24 Ore