La Piadina Romagnola Igp è un marchio registrato anche in Giappone

Dopo Usa, Svizzera e San Marino, il galletto simbolo della Piadina Romagnola Igp diventa marchio registrato anche in Giappone, a meno di un anno da Expo 2025. Questo significa che all’interno dei confini del Paese del Sol Levante, solo i soci del Consorzio potranno utilizzare la dicitura “Piadina Romagnola” e che le aziende socie interessate all’esportazione sul mercato giapponese del prodotto Igp, dovranno essere autorizzate per l’utilizzo del marchio (collettivo) del galletto. Proprio come accade già negli Stati Uniti, in Svizzera e San Marino.

Il riconoscimento del marchio da parte del Jpo (l’Ufficio brevetti giapponese), rappresenta una forma di tutela nei confronti del prodotto originale, realizzato nel territorio della Romagna secondo disciplinare. E il Consorzio di promozione – dodici associati che quest’anno festeggiano i dieci anni del riconoscimento Igp – lo celebra come una vittoria.
«Un grande risultato per la Romagna, perché mette un ulteriore tassello in difesa del prodotto principe della nostra terra in un mercato importante come il Giappone, e perchè può fungere da volano in vista di Expo 2025, che si terrà a Osaka», spiega il presidente Alfio Biagini.

Oltre a promuovere la valorizzazione del prodotto, il Consorzio (fatturato 58miloni euro) si è sempre impegnato in azioni di tutela contro il tentativo di contraffazione in varie parti del mondo, stoppando due tentativi di imitazione. Accadde in Canada nel 2019, quando l’Ufficio per la proprietà industriale canadese accolse l’opposizione dei soci e annullò la domanda di registrazione del marchio “La Piadina”; e nel Regno Unito (nel 2020), contro un big dell’alimentare spagnolo che aveva tentato di depositare due domande di registrazione dei marchi “Piadine di Modena”.

Ma il prodotto simbolo della tradizione gastronomica italiana è blindato da un rigido disciplinare di produzione, che non ammette deroghe. La ricetta tradizionale prevede infatti solo quattro ingredienti: farina di grano, acqua, sale, e grassi, che possono variare dallo strutto all’olio d’oliva, in base alla tradizione locale. L’uso di conservanti o additivi è vietato.
Sotto la tutela e il controllo dell’Igp, il processo produttivo deve rispettare i metodi artigianali e tradizionali, garantendo l’inconfondibile spessore della piadina, che varia dai 3 mm agli 8 mm. L’Indicazione geografica protetta valorizza, inoltre, il legame con il territorio: si produce solo nelle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna e parte di Bologna.

Con il Giappone, il legame è forte. «Lo scorso anno come Consorzio avevamo preso parte alla “Settimana della Cucina italiana nel mondo” nell’ambito della missione della Regione Emilia-Romagna a Tokio e Osaka», dice Biagini . «Nel febbraio scorso invece abbiamo ricevuto una delegazione della prefettura di Ibaraki che era andata a visitare lo stabilimento di un nostro socio».
Ora si punta a conquistarne il mercato.

Fonte: Il Sole 24 Ore