La protesta al Villaggio Coldiretti di Milano: tra i giovani tagli in un’azienda su 4
Con animali e prodotti tipici al seguito, gli agricoltori della Coldiretti si sono dati appuntamento al Parco Sempione di Milano, dove è allestito – da oggi 30 settembre fino a domenica – il Villaggio Coldiretti, per difendere l’agroalimentare tricolore e denunciare «una situazione insostenibile che minaccia la sopravvivenza stessa del Made in Italy a tavola, a causa dell’esplosione dei costi di produzione e della crisi nei consumi scatenate dalla guerra in Ucraina».
«Un giovane agricoltore su quattro – denuncia Coldiretti – ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina che hanno provocato un aumento record dei costi, dal gasolio ai concimi, dai mangimi ai materiali per l’imballaggio e mettono ora in pericolo il futuro di un’intera generazione impegnata a lottare per l’autosufficienza alimentare ed energetica».
Il Villaggio tra promozione e protesta
Sui cartelli dei manifestanti si legge “Senza agricoltura non si mangia”, “Lavoriamo 24 ore per il contatore”, “Fermiamo le speculazioni”, “Mungiamo le mucche, non gli allevatori”, “No Farmers No Food”, “La burocrazia uccide i campi”. Dagli apicoltori ai mungitori e ai viticoltori, i giovani agricoltori sono schierati tra balle di fieno con gli indumenti da lavoro e gli attrezzi. Con loro c’è l’asinella “Terra”, simbolo della volontà di continuare a costruire il proprio futuro in campagna nonostante le difficoltà.
Al Villaggio sono attesi migliaia gli agricoltori arrivati da tutta Italia per far conoscere i primati del Made in Italy a tavola, «nella più grande fattoria mai realizzata nel centro di una città» con mercato contadino, street food a chilometri zero, pet therapy, agrichef, agriasilo, le innovazioni tecnologiche a basso impatto ambientale. E naturalmente le eccellenze di Filiera Italia e i prodotti del social farming.
L’innovazione è giovane
Nell’ultimo anno, secondo l’analisi Coldiretti-Divulga, sono nate in media 17 nuove imprese giovani al giorno e sono 56mila aziende guidate dagli under 35 che hanno una superficie che è quasi il doppio della media (18,3 ettari di Sau per azienda contro 10,7), un fatturato più elevato del 75% e il 50% di occupati per azienda in più.«Le imprese giovani sono dunque più grandi e più orientate al mercato – si legge in una nota – e il loro livello di digitalizzazione è il doppio dell’agricoltura nel complesso, così come più elevata risulta la propensione all’innovazione (il 24,4% dei giovani ha realizzato almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020, a fronte del 9,7% dei non giovani)».
Fonte: Il Sole 24 Ore