La protesta dei trattori torna nelle piazze italiane

La protesta dei trattori torna nelle piazze italiane

Nelle strade e nelle piazze italiane è tornata la protesta dei trattori. A un anno esatto dai cortei che avevano invaso non solo l’Italia, ma anche diversi Paesi Ue nonché le piazze di Bruxelles, gli agricoltori indipendenti – quelli che non si identificano in nessuna delle principali sigle rappresentative del settore – hanno ricominciato la loro protesta.

Per la giornata di oggi è atteso un corteo di una cinquantina di mezzi a Pesaro, di fronte all’ingresso dell’autostrada. Ma le azioni di protesta non sono mancate nei giorni scorsi. Martedì 29 gennaio a Milano alcune decine di trattori guidati da Riscatto Agricolo Lombardia hanno raggiunto il Pirellone, sede del Consiglio regionale, e una delegazione di manifestanti ha anche incontrato alcuni consiglieri della maggioranza di centrodestra. «Chiamiamo i cittadini a difendere la sovranità alimentare e chiediamo che le istituzioni affrontino la crisi delle aziende produttive agricole e della pesca adottando una dichiarazione di stato di crisi socio economica dell’agricoltura e della pesca» è scritto nella locandina di presentazione della protesta di Riscatto Agricolo che chiede, tra le altre cose, l’applicazione delle clausole di salvaguardia per bloccare le importazioni di prodotti agricoli e la concorrenza sleale sui prezzi dei Paesi extra-Ue.

In Piemonte gli agricoltori si sono fatti sentire ad Alessandria, Biella e a Peveragno, in provincia di Cuneo, dove i manifestanti sono stati incontrati dal presidente della Regione, Alberto Cirio. In Toscana i cortei hanno sfilato a Chiusi e nei pressi del casello Valdichiana dell’A1, un centinaio di trattori in tutto. Lo stesso gruppo ha promesso di marciare oggi su Arezzo, portando i trattori ad attraversare l’intera città. Sempre martedì una settantina di mezzi ha manifestato a Viareggio: «Stato di crisi, ora!» è lo slogan degli aderenti al Coapi, il Coordinamento agricoltori e pescatori italiani: tra le richieste avanzate dal coordinamento, prima tra tutte quella di una dichiarazione di stato di crisi socio- economica della categoria, in modo da dare la possibilità alle amministrazioni locali di poter intervenire direttamente a sostegno della categoria.

Nel corso della conferenza stampa organizzata a Roma, il Coapi ha presentato le proprie richieste: «L’anno scorso furono presentati dieci punti al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ma dopo più tavoli il ministero non ha esaudito nessuna richiesta. Tra queste c’erano il giusto prezzo dei prodotti e il blocco della concorrenza sleale». Per gli agricoltori autonomi anche le principali associazioni del comparto non starebbero facendo abbastanza: «Serve un intervento forte – sostengono – come una moratoria sull’indebitamento che pesa sulle aziende per effetto dei forti investimenti realizzati nel tempo e non remunerati dagli andamenti di mercato e da crisi ambientali e speculative».

In programma c’è già una grande manifestazione a Roma, il 5 marzo, in piazza del Campidoglio. «Vogliamo far conoscere le nostre ragioni e spiegare a tutti perché devono schierarsi accanto a noi», sostiene il Coapi, secondo il quale, rispetto alla protesta dell’anno scorso, ci sarebbe una voce unitaria e si punta a coinvolgere Comuni e Regioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore