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La sanità integrativa come asset strategico per le politiche aziendali
Il secondo pilastro del sistema sanitario nazionale. E un asset strategico del welfare aziendale. In un quadro complesso come quello della sanità italiana, i fondi sanitari integrativi conservano un ruolo strategico. Soprattutto alla luce dei cambiamenti sociali, economici e geopolitici recenti che, come spiega Fabio Pengo, vicepresidente del Fasi (Fondo assistenza sanitaria integrativa per i dirigenti industriali), hanno spinto a «un completo ripensamento del sistema, comportando sia la revisione di ruoli e funzioni degli attori, sia l’adozione di un approccio olistico alla salute, a integrare la prospettiva One health».
Nel segno dell’evoluzione
Scenario nel quale, inevitabilmente, si è innestata una trasformazione della sanità integrativa. «Il suo ruolo si è enormemente evoluto negli ultimi tempi, non solo grazie alla spinta legislativa dei decreti del 15 e 30 settembre 2022 del ministero della Salute», chiarisce Pengo, «ma anche in risposta a sfide sistemiche come l’incremento della domanda sanitaria legata all’invecchiamento della popolazione, l’aumento di patologie croniche non trasmissibili e la necessità di una maggiore personalizzazione dell’assistenza».
Il ruolo nelle aziende
Una corsa all’evoluzione che ha coinvolto anche le imprese. Dimensione dove i fondi hanno un impatto decisivo su produttività e benessere. «Le tutele sanitarie integrative sono essenziali nella contrattazione collettiva e di secondo livello», sottolinea Pengo. «E, se opportunamente gestite e valorizzate, diventano un fattore importante nelle strategie di employer retention per fidelizzare e mantenere i talenti in azienda». Oltre che nella promozione di una cultura imperniata sulla prevenzione, a cui il Fasi si allinea offrendo, ad esempio, «17 pacchetti personalizzati in base a età e predisposizione a determinate malattie, con particolare attenzione alla diagnosi precoce di patologie di rilievo».
Criticità e sfide
Guardando al futuro, i nodi da sciogliere non sono pochi. A partire dal tema della sostenibilità economica, con l’incremento della spesa sanitaria e l’aumento della longevità che impongono, secondo Pengo, «un riequilibrio della gestione delle risorse e un costante aggiornamento delle politiche di copertura». Passando per la necessità di garantire un’equa accessibilità delle strutture «attraverso una riorganizzazione omogenea sul territorio della rete di erogazione» e il nodo dei convenzionamenti, da ottimizzare «col potenziamento di collaborazioni con strutture sanitarie e l’incentivazione di servizi in digital health».
Una check list ambiziosa a cui si allinea la necessità di valorizzare lo standing dei fondi nel campo dell’assistenza sanitaria. Con un aggiornamento normativo che «ne chiarisca il perimetro d’intervento», una collaborazione strutturata pubblico-privato per ridurre le liste d’attesa e un dialogo costruttivo con le istituzioni tramite tavoli tecnici per creare «un modello sanitario più resiliente, sostenibile e accessibile».
Fonte: Il Sole 24 Ore