La scrittrice Korneliussen: «Noi siamo agli antipodi della visione di Trump»

La scrittrice Korneliussen: «Noi siamo agli antipodi della visione di Trump»

Con la vitalità dei suoi 35 anni, Niviaq Korneliussen, commenta così le esternazioni di Trump sulla “acquisizione” della Groenlandia: « Esiste una relazione forte con la Danimarca, anche se nessun groenlandese si sente danese. Abbiamo una lingua diversa, una cultura diversa. Ecco, dagli americani siamo agli antipodi. La visione del mondo proposta da Trump non potrebbe esser più lontana dalla nostra».

Korneliussen è una importante voce letteraria della Groenlandia e il suo ultimo romanzo, “La valle dei fiori “ , pubblicato da Iperborea, ha avuto successo anche in Danimarca, nonostante affronti un tema delicato come quello del suicidio.

Una scelta impegnativa

In Groenlandia è quasi “normalizzato”, viene considerato un modo normale di morire. Ho solo 35 anni e ho perso 5 o 6 persone, morte così, nel raggio delle mie amicizie.

E’ una modalità, magari provocatoria, per affrontare altri squilibri sociali riconducibili a un processo di decolonizzazione dalla Danimarca ?

No. Volevo affrontare il tema del suicidio. Però, sì, certo, la Danimarca ha perpetrato azioni terribili a nostro danno: per esempio tra gli anni 60 e 70 ha messo la spirale a migliaia di ragazze inuit, con l’obiettivo di ridurre o azzerare la fertilità. Da alcuni anni la consapevolezza di questi obbrobri sta crescendo, c’è maggiore informazione riguardo all’atteggiamento della Danimarca che non ha voluto sviluppare la Groenlandia, ma colonizzarla. Con l’estrazione di metalli dalle nostre miniere abbiamo saputo che il governo di Copenhagen ha costruito delle Chiese in Danimarca. Ora Trump, con le sue dichiarazioni, ci sta preoccupando. Eccome. Avremmo sperato che la Danimarca mettesse dei paletti chiari. Non è stato così.

Che relazioni ci saranno tra Nuuk e Copenhagen nei prossimi tempi ?

E’ difficile dire, noi siamo considerati un fardello. La distanza tra noi può solo aumentare se non riconoscono la nostra storia, la nostra geografia. Non vogliamo fare la fine dell’Islanda che rappresenta un modello per quanto riguarda la sua autonomia, non per il tipo di turismo che ha scelto di ospitare. Siamo terrorizzati dalla crociere, quei turisti non portano ricchezza alla Groenlandia e non sono compatibili con il nostro delicato ecosistema.

Fonte: Il Sole 24 Ore