
la sfida delle pietre tra Van Der Poel, Pogacar e Ganna
Pensate che in questa edizione, prima della foresta di Aremberg, saranno inserite 4 curve a novanta gradi. Meglio di quella orrenda e pericolosa chicane predisposta l’anno scorso.
La sfida infinita
E’ passata solo una settimana dal Giro delle Fiandre, vinto in modo perentorio da Tadej Pogacar che, quindici giorni prima era invece stato battuto alla Milano-Sanremo da Van der Poel e da Ganna. Come vedete, siamo sempre lì: in una sfida infinita che questi giganti ripropongono a puntate come in una serie tv . Questa volta il duello è più aperto. Per Pogacar è un vero debutto. E’ infatti la prima volta che Tadej affronterà le pietre della Roubaix. Lo sloveno, prima di decidere per il sì, era venuto in febbraio a provare il tratto più celebre e pericoloso, quello appunto di Aremberg. Il buon esito del test gli ha tolto ogni dubbio. Nella sua squadra, a partire dal direttore sportivo Fabio Baldato, non erano d’accordo. Ma il bello di Pogacar è proprio questo: che non si accontenta. Che si mette sempre in gioco alzando l’asticella della sfida. E quando lo fa, non lo fa mai per caso. Il problema è che questa volta, non essendoci le salite del Fiandre, il favorito è Van Der Poel, motivatissimo a centrare il tris come Moser, Merckx, Van Looy, Museeuw e Cancellara.
L’olandese non solo è specialista, ma è anche favorito, avendo una potenza superiore, in caso di arrivo in volata. In più, oltre al nostro Ganna, che tra strada e pista ha ben nove maglie iridate, non sono da escludere velocisti puri come Jasper Philipsen, secondo sia nel 2023 che nell’ultima edizione del 2024.
Insomma, godiamocelo questo nuova ballo delle pietre. E che vinca il migliore. Se poi fosse Ganna, dopo tanto digiuno azzurro, davvero non ci dispiacerebbe.
Concludiamo con un omaggio a Franco Ballerini, l’ex ct. della nazionale, allievo prediletto di Alfredo Martini, morto a 46 anni nel 2010, durante un rally automobilistico. Ballerini, dominatore di due edizioni (1995 e ’98), ricordava così la Roubaix: «La sentivo nell’aria come la primavera. Prima mi allenavo per mesi. Era la mia corsa, una lotta con la natura e con gli uomini. Ne ho perse tante, ma in quelle zone il mio nome se lo ricordano tutti…».
Fonte: Il Sole 24 Ore