La sfida dell’innovazione per il vino siciliano

Gli importatori di vino siciliano negli Stati Uniti nelle ultime settimane hanno aumentato gli ordini. Sebbene l’insediamento di Donald Trump sia ancora moderatamente lontano, chi può cerca di portarsi avanti con il lavoro per non ritrovarsi spiazzato più avanti nel caso in cui il neopresidente degli Stati Uniti decida di mettere i dazi anche sul vino italiano per proteggere la produzione made in Usa.

Le preoccupazioni per i dazi Usa

Segnali che arrivano da oltreoceano e che si sommano alle preoccupazioni, più o meno grandi, dei produttori siciliani. L’export verso l’America del Nord, secondo i produttori siciliani, vale il 28% del totale esportato. Non è poco. Un dato che è emerso a margine della presentazione di “Cultivating the future: la Sicilia del vino si racconta”, un report commissionato da Assovini (l’associazione che raggruppa un centinaio di aziende vitivinicole siciliane) all’Università di Messina. Alla survey condotta da Tindara Abbate e Alessandra Costa del Dipartimento di Economia dell’ateneo peloritano hanno risposto 80 aziende con un quadro dei mercati principali in cui al primo posto si piazza l’Europa con il 33% del totale, al secondo l’America del Nord di cui abbiamo già detto, e a seguire l’Asia con il 22% del totale, l’Oceania (il 10%), il Sud America (Il 5%) e l’Africa (solo il 2%). Una ricerca che fissa un punto fermo, a distanza di poco più di 25 anni dalla fondazione di Assovini oggi guidata da Mariangela Cambria che spiega: «Assovini ha vinto la sua sfida: la Sicilia del vino è una Sicilia contemporanea, dinamica, moderna, capace di raccontare e raccontarsi attraverso il vino come parte di un progetto corale dove le singole storie si intrecciano e compongono uno straordinario mosaico di territori. Un’ immagine nuova che ha consentito alla Sicilia di essere percepita come un continente vitivinicolo che fa della sua biodiversità la sua ricchezza». Un mondo quello indagato dai ricercatori messinesi che nel 2023, secondo i dati riportati nella ricerca, ha prodotto 47,6 milioni di bottiglie di vino di cui l’83% Doc.

Le scommesse: innovazione e sostenibilità in vigna

Aziende profondamente ancorate alla tradizione familiare ma con uno sguardo al futuro soprattutto sul fronte dell’innovazione e della sostenibilità: «Siamo convinti – spiega Lilly Fazio, vicepresidente dell’Associazione – che il nostro futuro si giochi sulla rotta dell’innovazione, della sostenibilità e della trasformazione digitale. Una sfida che definisce la nostra capacità competitiva nel mercato. Lo sapevamo prima, questa ricerca ci ha dato conferma». Le aziende di Assovini Sicilia, si legge nel rapporto, mostrano per esempio grande attenzione verso l’autenticità e il forte orientamento innovativo, come testimoniato dal 22% delle imprese che partecipa a progetti di sperimentazione nei vigneti e dal 20.3% di imprese che ha attivato dei progetti con enti di ricerca. E poi: «Spinte dal vento del cambiamento, l’89.1% delle imprese vitivinicole ha dichiarato di avere introdotto diverse innovazioni che riguardano numerose tipologie: dalle innovazioni di processo, di mercato, di organizzazione, di prodotto e di approvvigionamento». E c’è poi il capitolo sostenibilità: 65% delle imprese che ha investito nell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili; il 56.5 % ha già acquisito delle certificazioni di sostenibilità e il 76.1% delle imprese che ha risposto al sondaggio ha già ottenuto una certificazione biologica. «Il Vigneto Sicilia – dice Giuseppe Figlioli, enologo e consigliere del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia.- oltre a dare ampio respiro all’economia siciliana permette di attivare diversi progetti di ricerca, promossi dal Consorzio Doc Sicilia, come ”Bi.Vi.Si.“ (biodiversità viticola siciliana), la ”Valorizzazione del germoplasma” e il progetto “Vista Lucido”. Questa intensa attività scientifica, grazie a un importante partenariato, ha come obiettivo la valorizzazione della diversità intra-varietale, la selezione di materiale di propagazione, la resilienza e multidisciplinarietà produttiva della vitivinicoltura siciliana».

L’enoturismo: partnership con La Sicilia di Ulisse

Altra capitolo importante è quello che riguarda l’enoturismo e il rapporto con il mondo della ristorazione e dell’ospitalità. Intanto le aziende vitivinicole hanno annunciato una partnership con La Sicilia di Ulisse (ex Soste di Ulisse), associazione presieduta dallo chef Tony Lo Coco che conta 52 soci, di cui 36 tra ristoranti e pasticcerie storiche e 16 hotel di charme, oltre a 21 cantine partner per un numero complessivo di 1.400 addetti e un fatturato generato stimato di 140 milioni: «Siamo entusiasti della collaborazione con Assovini Sicilia, un partner con cui condividiamo la missione di valorizzare il patrimonio della nostra isola, dove enogastronomia, ospitalità, cultura e tradizioni si intrecciano in modo indissolubile – spiega Lo coco -. L’enoturismo è per noi un connubio perfetto tra la passione per il vino e la scoperta del territorio ed è per questo che siamo felici di partecipare agli eventi promozionali di Assovini in Italia e all’estero. Crediamo che l’unione tra l’alta cucina dei nostri chef e i vini delle cantine associate sia il miglior modo per far conoscere al mondo i gusti, i profumi e gli aromi che rendono la Sicilia una destinazione unica». Le cantine, si legge, stanno diventando sempre più poli di attrattività per il turismo enogastronomico, con un potenziale di crescita anche nei mercati internazionali e puntano parecchio sulla wine experience: l’84,8% delle aziende intervistate ha servizi enoturistici attivi.

Fonte: Il Sole 24 Ore