La Ue ricorre alla Corte di giustizia contro l’Unghiera sovranista

BRUXELLES – In pieno semestre di presidenza ungherese dell’Unione europea e a ridosso di un atteso discorso del premier Viktor Orbán a Strasburgo, la Commissione europea ha annunciato ricorso davanti alla Corte europea di Giustizia contro una legge ungherese tutta dedicata alla difesa della sovranità nazionale. Secondo l’esecutivo comunitario, il testo viola le regole europee e i principi dello Stato di diritto. Si tratta di un nuovo fronte giudiziario aperto tra Bruxelles e Budapest.

Adottata alla fine del 2023, la legge ungherese oggetto di ricorso crea un’autorità di vigilanza che dovrebbe impedire «interferenze straniere» nel processo elettorale e «proteggere la sovranità» del Paese, con possibili pene detentive. L’ente statale ha il potere di raccogliere informazioni su gruppi o individui che beneficiano di finanziamenti stranieri e influenzano il dibattito pubblico. I servizi segreti ungheresi possono assistere la nuova autorità nelle indagini.

La Commissione aveva aperto una procedura di infrazione in febbraio, inviando poi in maggio una opinione ragionata. Giovedì infine la decisione di Bruxelles di rivolgersi alla Corte. Secondo l’esecutivo comunitario, la legge viola tra le altre cose «il diritto al rispetto della vita privata e familiare, la libertà di espressione e di informazione, la libertà di associazione, il diritto al privilegio professionale legale, nonché la presunzione di innocenza, che implica il diritto a non incriminarsi».

Numerose Ong, tra cui Amnesty International, hanno accusato il governo ungherese di voler «mettere a tacere le voci critiche», suggerendo che «giornalisti, imprese, sindacati, chiese e comuni» potrebbero essere presi di mira dalle nuove norme. Budapest ha sempre respinto le richieste di modifica, accusando Bruxelles e «varie organizzazioni straniere», in particolare americane, di «distribuire miliardi di euro» all’opposizione per «influenzare la scelta degli elettori» e scalfire l’indipendenza del paese.

A questo riguardo, nel volume recente Orbán vs Soros, un collaboratore del premier chiarisce il pensiero del governo ungherese. Nel volume edito dalla Fondazione per la ricerca della Storia e della Società dell’Europa centro-orientale, il filosofo della politica Gábor G. Fodor mette in scena un braccio di ferro epico tra il primo ministro e il finanziere americano, tra «un patriota» e «un cittadino del mondo», tra un difensore della sovranità nazionale e un sostenitore del cosmopolitismo.

Fonte: Il Sole 24 Ore