Labriola (Tim): «Nelle Tlc siamo in una tempesta perfetta»
Lei, una studentessa dell’Università Partenope di Napoli, Filomena Dora Petrozzino, Generazione Z. Lui, l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola. Due generazioni e due idee che si incontrano, al Festival dell’Economia di Trento, in un confronto aperto per parlare del cambiamento. Un cambiamento che va gestito e orientato alla creazione del valore per non subirlo. Partendo soprattutto dal dialogo. Che è «una leva fondamentale».
Labriola, conversando anche con il professore Max Bergami, responsabile della Business School di Bologna, più volte sottolinea come «il dialogo tra le generazioni è una leva importante in ogni ambito e occorre agevolarlo per creare nuove opportunità». Un dialogo tra generazioni ma anche all’interno dell’azienda. «Tim è un’azienda multigenerazionale in cui coesistono le necessità dei 25-35enni e quelle dei 55enni. Serve dialogo per comprendere le rispettive differenze di approccio e scale di valori, agendo di conseguenza anche a livello organizzativo e sindacale. Il dialogo è importante tra azionisti, tra stakeholder, tra generazioni che entrano in azienda, è un elemento che unisce» e «porta sempre a soluzioni».
Per dialogare occorre «rompere le regole» tra chi ha 55 anni e da piccolo aveva a casa un dizionario, un’enciclopedia e a scuola imparava tutto a memoria e una generazione che ha accesso continuo alle informazioni. Allora, è l’invito di Labriola, dobbiamo parlare il linguaggio dei giovani che è quello di Tik Tok e dei trapper, puntare sui principi Esg «perché ci crediamo e non perché c’è una check list che devi sottoscrivere per avere finanziamenti». Il cambiamento, per creare valore, passa per quattro direttrici: l’evoluzione della società, appunto, ma anche la tecnologia e le sfide, il business e le sue regole e la leadership.
Sulla leadership il top manager sottolinea come «il vero leader deve sapere motivare e dare una visione complessiva delle cose, superando le differenze. Chiunque gestisca un gruppo di persone deve avere la capacità di motivarle». Nel mondo delle tlc, ad esempio, «c’è bisogno di una leadership tecnica, qualcuno che sappia affrontare i problemi specifici del settore in cui si opera e dell’azienda nel suo complesso. Come quando ci si rivolge a medici specialistici per le operazioni chirurgiche importanti, non ci si può affidare a un medico generico».
Labriola parla di smart working e di unicorn. Ma, inevitabilmente, traccia un’analisi del settore delle tlc e delle regole da rivedere. «Oggi le tlc sono nel mezzo della tempesta perfetta ed è sotto gli occhi di tutti. Tutti gli operatori europei hanno difficoltà economiche» ammette. «Oggi l’industria europea delle tlc sta avendo problemi, perché abbiamo impostato una logica e una politica industriale 30 anni fa legittima e corretta ma, come tutte le cose ha un inizio e una fine. Bisogna comprendere quando quelle regole e logiche non sono più adatte ai tempi. Probabilmente quello che sta succedendo oggi mostra che bisogna cambiare. Mi sembra che i regolatori, gli stakeholder, tutti policy maker l’hanno inteso a livello comunitario e a livello italiano. Sono sicuro che qualcosa cambierà». Ma, esorta Labriola, attenzione perché «regolare il mondo con lo specchietto retrovisore è il modo migliore per far schiantare una macchina».
Fonte: Il Sole 24 Ore