«L’AI negli smartphone? Avrà un impatto come quello di Internet 30 anni fa»

Quando nel 2014 Google ha venduto Motorola a Lenovo per oltre 2,9 miliardi di dollari (dopo averla pagata oltre 12 miliardi soltanto tre anni prima), in pochi probabilmente credevano a un futuro roseo per lo storico produttore di telefonini americano, appesantito da perdite milionarie a trimestre. Gli anni successivi, in effetti, non sono stati certo scintillanti per Motorola, soprattutto in un mercato – come quello italiano – dove da 15 anni a questa parte altri produttori cinesi (prima Huawei, poi Xiaomi e vari altri) hanno ingaggiato battaglia per contendere lo scettro di “best vendor” a Samsung ed Apple. Oggi, invece, il marchio che a cavallo degli anni 2000 rivaleggiava nell’Olimpo della telefonia mobile con Nokia e Blackberry è tornato a giocare un ruolo da protagonista nelle classifiche di vendita (secondo i dati Canalys, l’azienda è arrivata nel nostro Paese sul terzo gradino del podio nel secondo trimestre considerando i dati di “sell in”, con una quota del 12%) e mette sul tavolo indici di crescita scoppiettanti al cospetto di un segmento che vive una prolungata fase di rallentamento. Motorola, insomma, ha riconquistato una parte della sua passata popolarità (è il terzo player Android a volume) puntando su una clientela giovane e su prodotti di fascia media (in particolare sotto la soglia dei 300 euro a listino, dove si colloca la famiglia moto g) e cavalcando l’obiettivo di spostare il “product mix” verso fasce di prezzo più alte (le serie Edge e Razr). A dare una grossa mano al piano di rilancio e sviluppo in Europa e in Italia avviato da Lenovo dieci anni fa ci ha pensato, a partire dal 2019, Carlo Barlocco, un veterano di questo settore e attualmente Executive Director & General Manager della società in Italia. Ecco le sue impressioni relative a un comparto destinato a cambiare ancora una volta faccia con l’arrivo dell’intelligenza artificiale a bordo dei telefoni

Proviamo a scattare due istantanee sul mercato degli smartphone oggi e fra tre anni: che immagine vediamo?

A cambiare la prospettiva sarà l’arrivo dell’intelligenza artificiale “vera”, quella generativa per semplificare il concetto. E non quella che stiamo utilizzando ora, che può essere considerata un’estensione, un miglioramento o se vogliamo un’automazione evoluta di alcune funzioni già esistenti. Lo scenario

cambierà sostanzialmente quando lo smartphone inizierà realmente a pensare, a essere propositivo sulla base di quelle che sono le nostre abitudini e preferenze, imparando da noi. Sono convinto che l’intelligenza artificiale avrà un impatto come quello che ha avuto Internet 30 anni fa, perché trasformerà completamente il modo di usare l’apparecchio, la gestualità, i comandi attraverso i quali interagire con esso. Non saremo più noi a chiedere qualcosa al telefono ma sarà l’intelligenza di molte sue applicazioni ad anticipare le nostre necessità, suggerendoci contenuti, notizie, contatti. E nello stesso modo cambieranno le modalità con le quali utilizzeremo altri dispositivi smart, come i pc o i televisori. Siamo nella fase iniziale del percorso dell’intelligenza artificiale a bordo degli smartphone, e lo dimostrano le proiezioni di IDC, secondo cui gli AI phone arriveranno entro fine 2024 a una quota del 18% del mercato totale.

Per i produttori questo passaggio cosa comporta?

Fonte: Il Sole 24 Ore