L’anno orribile delle campagne siciliane: la siccità ora fa paura

Tante isole in un’isola sola, a Ortigia, nel cuore storico di Siracusa, millenaria città siciliana. Una grande rappresentazione della forza dell’agricoltura che però, proprio qui, fa i conti con la fragilità e i timori del sistema agricolo siciliano piegato da una lunga stagione di siccità che non sembra ancora finire, alle prese con la solita tradizione di nanismo imprenditoriale pur in presenza di segnali diversi, sofferente con infrastrutture inadeguate e ritardi storici. Così da un lato brillano le eccellenze ed emerge l’inventiva di agricoltori capaci di recuperare anche le colture più antiche, dall’altro sopravanza il pessimismo. In filigrana si vede, in questa settimana di Expo DiviNazione che si chiude domenica, tutto il disagio degli agricoltori.

Coldiretti: i giovani abbandonano le campagne

Prendete i giovani: secondo Coldiretti, che cita dati Istat 2022, in dieci anni la Sicilia ha perso quasi 3.400 imprese guidate da giovani, passando da 6.576 a 3.179 unità, con un calo del 51% a fronte di una flessione media nazionale del 24%. L’Isola, va detto, rappresenta ancora oltre il 12% delle imprese a conduzione giovanile, ma non basta. «Il deficit siciliano è inevitabilmente destinato a salire, visto che la siccità ha messo in ginocchio tantissime coltivazioni, soprattutto nel settore della cerealicoltura» dice il presidente nazionale di Coldiretti giovani Enrico Parisi. Quello dei giovani è solo un aspetto. Resta quello della dimensione delle aziende agricole siciliane. Anche se qualcosa sta cambiando: «Tra il 2010 e il 2020, il numero di aziende è diminuito del 30% in Italia, del 33% nel Mezzogiorno e del 35% in Sicilia. La dimensione media delle aziende è cresciuta di quasi il 40% in Italia, del 46% nel Mezzogiorno e del 49% in Sicilia» dice il direttore della sede di catania di banca d’Italia Gennaro Gigante che aggiunge: «Possiamo attribuire questa variazione un po’ all’uscita dal mercato delle aziende più fragili, un po’ all’aggregazione delle più piccole».

Vino: con la siccità produzione in calo

Persino il brillante mondo del vino comincia ad accusare colpi: in un convegno nell’ambito dell’Expo (organizzato da Assovini, Doc Sicilia e Fondazione Sostain) è emerso che la produzione di uve ha registrato un’ulteriore calo del 20% rispetto al 2023 , anno in cui hanno pesato le infezioni di peronospora e il caldo (il dato definitivo arriverà alla fine della vendemmia sull’Etna). Sommando i dati del 2023 e del 2024 il calo complessivo è del 55%: la produzione si è dunque più che dimezzata. «Chiediamo un intervento deciso da parte delle istituzioni per attuare un piano di grandi opere infrastrutturali ormai urgenti. Richiediamo quindi un incremento importante degli investimenti pubblici indirizzati alla realizzazione di laghetti collinari, alla ristrutturazione delle dighe esistenti per aumentarne la capacità di invaso, la costruzione di grandi bacini e il miglioramento della rete di distribuzione dell’acqua», dice il presidente della Doc Sicilia Antonio Rallo. Sulla stessa linea Confagricoltura Sicilia: «Pianificare interventi strutturali per governare gli effetti del cambiamento climatico sull’agricoltura siciliana» dice il presidente Rosario Marchese Ragona.

Uno dei nodi da sciogliere: il credito alle imprese

Resta centrale il tema del credito. Lo dicono gli imprenditori, lo dice l’assessore regionale alle Risorse agricole Salvatore Barbagallo, che ha annunciato, nel corso di un convegno organizzato dalla neonata Baps (la Banca agricola popolare di Sicilia), un possibile futuro accordo con gli istituti di credito e la disponibilità di «800 milioni per le infrastrutture necessarie a contrastare la siccità». Le banche sanno bene che bisogna agire: «Abbiamo un ruolo decisivo – dice l’amministratore delegato di Baps Saverio Continella -. Noi ci poniamo sempre più come partner proattivo, sostenendo le imprese agricole nella loro trasformazione e crescita. Il nostro supporto va oltre il credito: dobbiamo lavorare insieme per creare soluzioni su misura, fornire consulenza strategica e agevolare l’accesso alle risorse europee».

Il piano della Regione

Da mesi, ormai, gli esponenti del governo regionale continuano a ripetere che le risorse economiche per le infrastrutture idriche ci sono e che saranno utilizzate prima possibile. L’assessore regionale alle risorse agricole lo ha ribadito ancora una volta proprio qui, in una delle isole dell’Expo DiviNazione, annunciando intanto un bando da cento milioni per finanziare laghetti aziendali, impianti di desalinizzazione (in alcuni territori anche montani dai pozzi si estrae acqua salata), pozzi: «Cinquanta milioni con la vecchia programmazione e 50 con la nuova che consentiranno di realizzare interventi che potranno contrastare future e certe siccità – ha detto Barbagallo -. Dobbiamo mettere mano alla manutenzione delle dighe. Abbiamo 250 milioni per opere in corso di appalto. Abbiamo 50 milioni per reti irrigue, un miliardo e 250 milioni per opere approvate e 800 milioni dedicati solo all’irrigazione». E c’è poi il tema dei Consorzi di bonifica: così come sono non piacciono soprattutto per l’efficienza (e icosti per gli agricoltori) nella distribuzione dell’acqua. «Abbiamo fatto un confronto e riteniamo che una razionalizzazione della governance con Consorzi che possano funzionare autonomamente è il presupposto per potere dare la gestione agli imprenditori agricoli» dice l’assessore consapevole che l’ultima parola spetta comunque all’Assemblea regionale siciliana.

Fonte: Il Sole 24 Ore