L’anti-bronchiolite verso la gratuità per i bimbi, ma ora non ci sono le dosi per tutti

Dopo il clamore delle settimane scorse per lo stop in alcune regioni al “vaccino” gratuito contro la bronchiolite il ministero della Salute è pronto a correre ai ripari con il suo inserimento nel calendario nazionale delle immunizzazioni a fianco ai vaccini già raccomandati. L’obiettivo è renderlo gratuito per i bimbi da zero a due anni. Ma potrebbe essere troppo tardi, sia perché la stagione dei virus è già iniziata, ma soprattutto perché non ci sono dosi a sufficienza per coprire la potenziale domanda come hanno denunciato le Regioni e come conferma l’azienda che lo produce.

Il virus sinciziale e il rischio di gravi bronchioliti

Il virus respiratorio sinciziale può portare nei neonati a casi gravi di bronchiolite. Ogni anno nel mondo causa la morte di circa 100mila bambini con meno di 5 anni. Una svolta è rappresentata dall’anticorpo monoclonale che ha dimostrato di poter prevenire il 90% delle ospedalizzazioni e che il ministero ha annunciato di voler rendere disponibile gratuitamente in tutte le Regioni per il trattamento dei neonati. Ma le Regioni incalzano: bisogna fare presto, perché ormai la fase epidemica è dietro l’angolo e allo stato attuale non ci sono dosi per tutti, col rischio di creare ancora una volta uno scenario di “grave sperequazione” sul territorio nazionale, “con regioni che hanno disponibilità del farmaco per una campagna universale e regioni che non riescono a proteggere neanche i pazienti fragili”.

L’allarme delle Regioni sulla disponibilità di dosi

L’allarme sulla disponibilità dell’anticorpo monoclonale nirsevimab arriva da una lettera inviata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, e all’Agenzia italiana del farmaco firmata da Raffaele Donini, assessore emiliano-romagnolo, in veste di coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni. Proprio Donini ha sottolineato come molte delle gare regionali effettuate per l’acquisto del Nirvesimab “sono andate deserte perché la ditta dichiara l’indisponibilità del farmaco per la copertura universale” e questo va a determinare “uno scenario di grave sperequazione sul territorio nazionale”. Davanti a queste “urgenze” le Regioni chiedono di “valutare l’attivazione di una negoziazione accelerata da parte dell’Aifa per l’inserimento del farmaco in Fascia A rendendolo quindi accessibile a tutte le Regioni”. E se questo non fosse possibile, chiedono di prevedere la possibilità di attribuire la “rimborsabilità ai farmaci di fascia C acquistati dagli enti del Ssn per esigenze di salute pubblica”.

L’azienda conferma: “Non possiamo rispondere a richieste”

Intanto l’azienda farmaceutica Sanofi, produttrice del farmaco anticorpo monoclonale, ha fatto sapere che, “pur in assenza di indicazioni storiche sui fabbisogni di prevenzione delle singole Regioni, ha riservato all’Italia dosi utili a garantire circa il 75% della copertura dell’intera coorte nazionale di nascite, basandosi sui dati scientifici di efficacia e di impatto epidemiologico”. A partire dai prossimi giorni Sanofi Italia avvierà la commercializzazione di nirsevimab anche nel nostro Paese, iniziando la distribuzione sul territorio. Tuttavia, “come comunicato alle Istituzioni, alle Autorità e alle Regioni, allo stato attuale e per gli impegni già assunti”, Sanofi precisa che “non è nelle condizioni di rispondere alle procedure pubbliche di acquisto regionali in atto e a quelle che potranno essere indette nelle prossime settimane, pur continuando a profondere sforzi per mettere a disposizione dosi aggiuntive”.

Fonte: Il Sole 24 Ore