L’appello di Altagamma: l’industria del lusso ha bisogno di 276mila persone entro il 2028

È un’industria cruciale per l’Italia: il suo fatturato è di 144 miliardi di euro, dà lavoro a 2 milioni di persone (pari all’8,2% dell’occupazione italiana), esporta il 50% della sua produzione, diffondendo nel mondo il soft power del “bello e ben fatto”, e genera il 7,4% del Pil nazionale. Eppure, le imprese italiane del lusso faticano a trovare le risorse umane che sono loro necessarie, stimate in 276mila entro il 2028.

A sostenerlo è Fondazione Altagamma, che raccoglie 120 aziende dei comparti produttivi d’eccellenza, e che in occasione della sua assemblea annuale ha presentato a Roma i risultati aggiornati della sua indagine sul fabbisogno di lavoratori: un dato in lieve calo rispetto ai 346mila stimati nel 2022, ma giustificato dalla “normalizzazione” della produzione dopo il boom immediatamente successivo alla pandemia, ma superiore ai 236mila del 2019 pre-Covid.

Il comparto che avrà più spazio per le assunzioni è l’automotive (80mila), seguito da moda (75mila), alimentare (60mila), ospitalità (32mila) e design (29mila), per sostenere così la quota di 2,2 milioni di lavoratori complessivi nel 2028. Nel 2023 i settori che hanno denunciato le maggiori difficoltà sono stati quello del design (57%) e dei motori (55,9%), seguiti da ospitalità (47,7%), moda (47,5%) e alimentare (38,9%). E questo a fronte di una disoccupazione giovanile che secondo l’Istat in aprile ha raggiunto il 20,1%. «La formazione di nuovi talenti dev’essere la priorità per tutto il comparto manifatturiero italiano – ha sottolineato Matteo Lunelli, presidente Altagamma -, un patrimonio di cultura imprenditoriale, saper fare artigianale e tecnologico, bellezza e italianità che vogliamo preservare. Obiettivo comune di imprese, associazioni e istituzioni deve essere costruire un ecosistema virtuoso in cui il lavoro manifatturiero diventi un’ambizione per i giovani e in cui il sistema formativo sia in grado di assicurare le corrette competenze e le soft skill».

Istituzioni che erano presenti con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha ricordato i provvedimenti contenuti nella legge quadro sul Made In Italy proprio a sostegno dell’industria, dal lancio della Giornata e del liceo del Made in Italy («lo abbiamo fatto in tempi record, per l’anno 2024-25 sarà un progetto pilota che contiamo di rafforzare con il prossimo», ha detto) all’intensificarsi della lotta alla contraffazione agli incentivi contenuti nel Piano Transizione 5.0.

Al di là del pur necessario sostegno alle imprese del settore, è però necessario far conoscere la bellezza e le potenzialità di percorsi professionali finora considerati di serie B rispetto a quelli di formazione universitaria, iniziando dalla sensibilizzazione delle famiglie, coinvolgendo i bambini nel far visitare loro le fabbriche: «Accade in Svizzera, dove lo Stato stabilisce ed equilibra gli accessi a percorsi di studi universitari e tecnici, con molta attenzione a uniformare anche i livelli retributivi, per rendere appetibili entrambi», ha sottolineato Jean-Christophe Babin, ad di Bulgari, che ha ricordato anche come nei prossimi cinque anni le manifatture della maison, fra Valenza e Roma, daranno lavoro ad altre 1300 persone. Anche se il 40% delle aziende aderenti ha già la sua academy interna, Altagamma da parte sua nel 2020 ha lanciato il progetto “Adotta una scuola” per favorire l’incontro fra i giovani talenti e le richieste delle aziende, che ha coinvolto 33 marchi (ma di conta di arrivare almeno a 50) e 39 scuole italiane, anche se si sta valutando di estenderlo anche a istituti all’estero.

Fonte: Il Sole 24 Ore