L’arte antica riparte con la fiera Fine Arts al Louvre

L’impatto iniziale una volta scesi nelle fondamenta del Louvre, luogo esoterico per eccellenza, è di entrare nel mondo del ‘Grand Tour’ settecentesco, con un salto indietro nel tempo all’Europa pre-industriale in cui la capitale culturale indiscussa era l’Italia.
L’allestimento della fiera Fine Arts al Carrousel du Louvre dal 5 al 11 novembre ha evidentemente studiato l’esperienza della fiera TEFAF Maastricht, cancellata a metà settembre, offendo una versione più intima di 55 galleria (il doppio rispetto al 2019).
Si nota una significativa rappresentanza italiana, un mix interessante con una quindicina di gallerie già affermate che tipicamente espongono alle più grandi fiere mondiali, insieme ad espositori più giovani che però confermano un certo interesse per il settore anche in ambiti demografici più recenti. La fascia di prezzo in generale permette acquisti su una scala da poche migliaia di euro alla soglia psicologica dei 100mila euro, con qualche lavoro nelle centinaia di migliaia e rare opere milionarie.

Una fiera per veri collezionisti insomma, ma anche per chi vuole farsi un’idea di gusti differenti, dalla pittura italiana dal ‘300 al ‘900, ovviamente il ‘Gusto Francese’ del ‘600-‘700, ma anche pittura fiamminga (da De Jonckheere), oggetti d’arte europea e non, scultura in particolare bronzea dell’ ‘800, fino ai libri da collezione e agli autografi di musicisti ed artisti celebri, con un’attenzione a Napoleone di cui si celebra il bicentenario (alla Galerie Arts et Autographes). Purtroppo in larga misura assenti i galleristi e collezionisti d’Oltreoceano, e scarsa presenza anglosassone in generale. Un obiettivo per l’espansione nei prossimi anni per la direttrice della fiera Helene Mouradian, soddisfatta che la scommessa a giugno di procedere nonostante le incertezze e il rischio, sia ora ripagata col successo.

Le gallerie italiane

Alle cinque gallerie provenienti dall’Italia possiamo aggiungere la parigina Sarti, fondata e guidata dall’omonimo italiano trapiantato a Parigi, che da inizio alla fiera con una presentazione che va dai fondi oro a tema religioso trecenteschi di Simone dei Crocefissi ad una selezione di caravaggeschi fra cui una insolita composizione su ardesia che ha già trovato un compratore. Robilant&Voena, altra galleria ‘decana’ italo-londinese, prosegue nella sua missione di accostamento fra antico e moderno, presentando opere di Manzoni e Castellani (appena sotto o oltre il milione di euro) rigorosamente bianche minimaliste insieme a dipinti e marmi del ‘700 e ‘800, fra cui spicca una testa raffigurante Canova e un’autoritratto interamente composto con legni pregiati di Giuseppe Maria Bonzanigo del 1786, offerto a 600mila € data la rarità e qualità della composizione. La giovane galleria fiorentina di Enrico Frascione alla prima partecipazione alla fiera presenta la tradizione pittorica italiana da un fondo oro del 1400 ad una grande tela sensuale di inizio Novecento dell’Omegna, passando per un ritratto cinquecentesco fiorentino e opere caravaggesche. Una partecipazione molto positiva secondo il titolare, che riporta diverse trattative su opere che vanno dai 30mila ai 300mila euro circa. Tre le gallerie romane presenti, la coppia in fiera (e nella vita) fra la tradizionale galleria W. Apolloni e la più giovane (anche per periodo d’interesse) Laocoon Gallery (sede inglese della Galleria del Laocoonte di Roma, specializzata in arte italiana del ‘900), presenta un gruppo eclettico di lavori che spazia da sculture del ‘700 e ‘800 ai ben più recenti lavori informali in ceramica dipinta di Leonicillo, fra cui una coppia attorno ai 250mila € e due supporti di tavolo molto elaborati per un prezzo superiore a richiesta. Diverse le opere su carta o pittoriche di artisti della tradizione italiana meno noti al grande pubblico, come Savino e Alberto Martini, dai prezzi ancora abbordabili sotto la soglia dei 100mila €. La geograficamente vicina Galleria dei Coronari ha presentato, invece, un classico e ben riuscito omaggio al Grand Tour, il viaggio di formazione che i nobili soprattutto inglesi compivano fra il ‘600 e l’ ‘800 in Italia. La scelta del titolare Gennaro Berger è di offrire opere di qualità ma salvo rare eccezioni al di sotto della soglia dei 100mila euro, per invogliare un pubblico più ampio. E così si fondono visivamente vedute delle rovine di Roma con un piccolo bronzo del Marco Aurelio Capitolino e una testa femminile d’epoca romana. Una partecipazione alle fiere internazionali sempre più necessaria data l’atrofia del mercato interno italiano, e romano in particolare.

Fra gallerie decane e giovani promesse

Il tema italiano è ripreso da molte gallerie internazionali, fra cui la Librairie Clavreuil che presenta una rara prima edizione completa romana delle rovine di Piranesi, ben 133 incisioni si grande formato in vendita per solo 350mila €. Roma sempre protagonista alla galleria De Bayser, che vanta vendute anche tramite la piattaforma online della fiera, fra cui il lavoro preparatorio per il Prix de Rome del 1787 vinto da Fabre. La giovane Galerie Chaptal vende una decina di lavori su carta grazie a prezzi abbordabili talora sotto 10mila €, e fino agli 80mila € richiesti per i disegni di Degas proposti. Ridotta ma di qualità la rappresentanza di arti non europee, con la ben nota galleria Tanakaya specializzata in stampe giapponesi tra cui lavori di Hiroshige vendute a oltre 100mila €, e la più giovane belga Mesdagh che alla sua prima partecipazione rivela già diverse vendute per opere Maori attorno ai 20mila €. Non mancava un piccolo gruppo di gallerie interessate alla parte già storicizzata del ‘900, fra cui spicca la Galerie Orsay Paris che offre opere su carta di Giacometti e Mirò insieme ad una rara scultura cinetica in legno di Pol Bury del 1963 oltre mezzo milione di euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore