L’auto smart, TUC anticipa il futuro grazie a connettori universali e cablaggio semplificato
L’avventura è iniziata nel 2016 e l’ambizione è quella di contribuire a innovare in maniera radicale l’industria dell’automotive, ma a piccoli passi. La torinese TUC, “creatura” nata dall’iniziativa di Ludovico Campana e Sergio Pininfarina, ha anticipato uno dei macrotrend del settore, la trasformazione dell’autovettura in un sistema intelligente, connesso e modulare, e oggi può contare su una serie di conferme importanti a partire da commesse ricevute da tre big player dell’auto, Hyundai in testa.
TUC rappresenta una piattaforma di progettazione e assemblaggio per le vetture senza precedenti, che può intercettare le spinte di cambiamenti radicale che stanno stravolgendo l’industria automotive, stretta tra costi di produzione da comprimere, elettrificazione da completare e necessità di nuove piattaforme in grado di standardizzare, in chiave elettronica prima che meccanica, tutte le componenti del veicoli attraverso i connettori universali che funzionano come porte di accesso USB. Il sistema ha ottenuto la sua validazione tecnica nel 2020 e il brevetto italiano è riconosciuto in 140 paesi. «Il valore aggiunto della nostra architettura elettronica e modulare – spiega il ceo Ludovico Campana – è la semplificazione delle strutture, con una razionalizzazione di cablaggi e connessioni e una standardizzazione spinta, che garantisce un 15% di taglio dei costi». Ma chi sta credendo oggi alla tecnologia TUC? «Siamo in contatto con oltre 50 aziende – aggiunge Campana – e tra queste abbiamo tre realtà che sono già clienti, perlopiù si tratta di imprese o gruppi europee, seguono i player asiatici e americani». La previsione è che la piattaforma TUC – TUC è stata tra le imprese selezionate per rappresentare l’Italia al CES 2025 di Las Vegas, all’interno del Padiglione Italia promosso da ICE – possa diventare la base per la produzione di un nuovo modello di auto entro un anno e mezzo, di prototipi pronti in realtà ce ne sono già, per la produzione magari anche in piccole serie bisognerà aspettare. Tra ingegneri, tecnici e designer, le persone TUC sono oggi una ventina.
«Il nostro progetto si è sviluppato sul piano tecnico – spiega Campana – e contemporaneamente sul piano finanziario», con l’ingresso nel tempo di nuovi soci come Camfin, entrato a ottobre scorso, dopo una fase di investitori industriali e una raccolta di risorse pari a 4 milioni di euro e un valore degli asset societari stimata in 60 milioni. Il progetto TUC nasce anche come un progetto di filiera – Adient, Lavazza, Sila, ecc. – con una rete di produttori pronti a sviluppare componentistica adatta al sistema di assemblaggio di nuova generazione. Sviluppata sulla falsariga dei sistemi smart, con tre misure di connettori che funzionano come porte USB, sulle quali integrare i diversi componenti – plancia, sedili, schermi, ad esempio – e in grado di garantire un aggiornamento tecnologico dei dispositivi, senza rimettere in discussione l’architettura industriale dell’intero prodotto.
Fonte: Il Sole 24 Ore