Lavoro, dagli ingegneri ai medici: caccia a 768mila laureati, ma 1 su 2 non si trova

Nel 62,9% dei casi il motivo della difficoltà nella selezione di laureati è dato dal “gap di offerta”, ovvero un ridotto numero di candidati disponibili, soprattutto quando si ricercano laureati degli indirizzi statistico, sanitario e paramedico, medico e odontoiatrico e chimico-farmaceutico.

Più contenute le difficoltà di reperimento legate al “gap di competenze”, ovvero collegate alla formazione non adeguata, indicate dalle imprese nel 29,3% dei casi. Si tratta di risultati che rendono ancor più chiara l’esigenza del nostro Paese di aumentare il numero di giovani formati con titoli terziari. Una considerazione che trova riscontro anche nella quota modesta di “colletti bianchi” in Italia: secondo i dati Eurostat, nel 2022 ha un titolo universitario il 29,2% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 34 anni, rispetto alla media europea del 42,0%.

«In un caso su 2, ci dicono i dati Excelsior, i laureati ricercati dalle imprese sono difficili da trovare – ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete -. Per molte professioni riferibili alle discipline Stem (in particolare, ingegneri, professioni del mondo della sanità, profili scientifici legati alle nuove tecnologie) le difficoltà addirittura aumentano considerevolmente. Scegliere oggi di studiare queste materie è quindi un investimento sul futuro».

Le professioni che le imprese fanno più fatica a reperire per i laureati interessano infatti l’ambito ingegneristico, medico e paramedico e scientifico. Più nel dettaglio, tra le professioni “introvabili” si evidenziano gli ingegneri elettrotecnici (90,6%), gli ingegneri dell’informazione (80,7%), le professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche (80,3%), i tecnici gestori di reti e di sistemi telematici (74,5%), i farmacisti (73,1%), gli specialisti in terapie mediche (71,4%), i medici generici (70,9%) e i progettisti e amministratori di sistemi (69,8%).

Prendere un laurea, e prenderla nelle discipline Stem, è quindi oggi un ottimo investimento per il lavoro. Secondo AlmaLaurea, a un anno dal titolo, infatti il tasso di occupazione è pari al 75,4% tra i laureati di primo livello e al 77,1% tra i laureati di secondo livello. A 5 anni dalla laurea i risultati migliorano: lavora il 92,1% dei laureati di primo livello, l’88,7% di quelli di secondo livello. Al top sono gli indirizzi di ingegneria elettronica e dell’informazione (96,2%), di statistica (95,8%), di ingegneria industriale (95,6%), gli altri indirizzi di ingegneria (95,0%) e dell’area scientifica, matematica, fisica e informatica (92,6%).

Fonte: Il Sole 24 Ore