Lazio, per le piccole imprese frena il fatturato. Pesano ancora caro materiali e credito

Le piccole e medie imprese del Lazio dopo un 2023 in crescita guardano con cautela al 2024 puntando a mantenere le posizioni ottenute. Il dato emerge dall’ultima indagine congiunturale della Federlazio. Le imprese che hanno registrato un incremento del fatturato nel 2023 sono il 38,6%, il 28,3% quelle che hanno dichiarato una riduzione, mentre il 34,1% lo ha mantenuto stabile. Le previsioni relative al 2024 sono ora orientate alla cautela. Sono quasi la maggioranza (48%) le aziende che prevedono una stabilità dei ricavi rispetto ai livelli dello scorso anno. Il 24,3% del campione ha espresso aspettative di incremento del fatturato, mentre il 27,3% si attende un arretramento.

L’arretramento rispetto al 2022

Nella valutazione di questi dati che confermano un andamento in equilibrio, si deve constatare un arretramento rispetto a quanto si era realizzato nel 2022: in particolare, si segnala che le imprese che avevano fatto registrare una crescita erano state il 48,4%, con un calo, quindi, di 9,8 punti percentuali. Le aziende che, invece, dichiarano un fatturato stabile sono aumentate di 5,3 punti e quelle che accusano un calo si riducono di 3,5 punti.

Occupazione

Nel 2023 l’occupazione nelle piccole e medie imprese del Lazio ha proseguito il suo cammino positivo e la percentuale di quelle che hanno visto incrementare il proprio numero di addetti è passata dal 28,2% al 36,2%. In merito agli aspetti riguardanti il lavoro si confermano le crescenti preoccupazioni relative alle difficoltà diffuse nel reperimento di manodopera, registrate dal 48% degli imprenditori intervistati (nel 2022 la percentuale era stata del 35%) e che riguardano le figure professionali specializzate, ma anche gli operai generici. A fine 2023 soltanto il 3% delle aziende aveva addetti in Cassa Integrazione Guadagni. Nel 2022 le imprese che avevano fatto ricorso a tale strumento erano state il 2%.

Le criticità

Le maggiori preoccupazioni riguardano innanzitutto l’incremento dei prezzi di materie prime e semilavorati che è stato indicato dal 47,7% delle aziende, seguite da quelle relative alla riduzione dei consumi (36,4%) che, di fatto, costituisce la maggiore causa di arretramento delle attività sui mercati interni. Non sono poi da trascurare le difficoltà sul fronte del credito, sia sugli andamenti dei tassi di inflazione (29,5%), che, ancora alla fine del 2023, risultavano in crescita.

L’impatto della crisi in Mar Rosso

Sempre in riferimento ai fattori di crisi è stata posta una specifica domanda sugli impatti degli avvenimenti che si sono verificati nel Mar Rosso a causa degli attacchi degli Houthi alle navi mercantili dei Paesi occidentali. Il 21% delle aziende intervistate ha registrato impatti diretti sulle proprie attività che hanno riguardato soprattutto l’incremento dei prezzi di materie prime e semilavorati.

Fonte: Il Sole 24 Ore