Le atmosfere, i colori e i sapori di Lisbona da vivere tutto l’anno

Le atmosfere, i colori e i sapori di Lisbona da vivere tutto l’anno

E’ tempo di tornare a farsi rapire dalle atmosfere di Lisbona, la capitale europea che più delle altre continua ad affascinare per quel suo passato regale, quei colori impressi nei murales che numerosi arricchiscono Mouraria, l’antico quartiere moresco della città, ultima roccaforte araba prima della reconquista. C’è Fado Vadio, dedicato al Fado, l’antico canto portoghese, realizzato dal collettivo di artisti in Escadinhas de São Cristovão. Colori ora vivaci ora tenuti si ritrovano sugli antichi azulejos, le tipiche piastrelle colorate di ceramica che decorano le facciate di tanti edifici e che rendono unica la città. La città la si ammirare dall’alto salendo all’ultimo piano dell’Hotel Mundial. Situato in una delle piazze più vivaci e multiculturali, nel cuore di Lisbona, il Rooftop offre una vista meravigliosa sul Castelo de São Jorge, sul fiume, sui tetti e sugli edifici della Baixa. Che dire della luce inconfondibile che al tramonto avvolge il Tago, quel grande fiume che sfocia nell’Atlantico, dove oggi si cerca il relax alla fine della giornata ma che porta a ritrovare le tracce di quelle antiche avventure che da qui partirono ai tempi delle grandi spedizioni. Chissà come appariva allora il Nuovo Mondo da quella che oggi è la Praça do Comercio (Piazza del Commercio) mentre un tempo c’era il grande Palacio Ribeira.

Luoghi storici e nuovi indirizzi

Navigare al tramonto sul grande fiume consente di ammirare il centro storico da una prospettiva completamente diversa, la spettacolare Praça do Comercio, il MAAT (Museo di Arte, Architettura e Tecnologia), fino ad arrivare al quartiere Parque das Naçoes per poi tornare indietro verso Belém. Si raggiungono i due grandi ponti il Ponte 25 de Abril, inaugurato nell’era di Salazar e ribattezzato dopo la rivoluzione portoghese e il Ponte Vasco da Gama, due opere architettoniche che traghettano Lisbona nella modernità più assoluta. Come lo è il Centro de Arte Moderna della Fundação Calouste Gulbenkian che ha appena riaperto, nuovo polo per l’arte contemporanea internazionale, ridisegnato con interventi all’edificio esistente, da Kengo Kuma. L’architetto giapponese ha voluto creare un file rouge tra l’ambiente esterno, il contenitore, ovvero l’edificio, e le opere che esso ospita. Bellissimo il giardino della Fondazione Gulbenkian nel quale è immerso, un campus multidisciplinare composto da edifici iconici degli anni Sessanta in un bosco di 18 acri, eredità del prolifico collezionista e filantropo Calouste Gulbenkian (1869-1955). Kengo Kuma ha introdotto una tettoia ispirata all’engawa, il passaggio coperto tipico delle case giapponesi, creando un nuovo spazio di transizione tra il CAM Gulbenkian e il parco circostante. Rientra tra i nuovi spazi il cosiddetto “CAM’s Open Storage” nel quale, a rotazione, saranno esposte le circa 12.000 opere (tra dipinti, sculture, installazioni, disegni, stampe, fotografie e film) della collezione permanente del polo portoghese. La prima mostra temporanea è dedicata all’artista Leonor Antunes e si intitola The constant inequality of leonor’s days (visitabile fino al 17 febbraio 2025)

Dal nuovo Mude al Museu Do Tesouro Real

Ben altre due novità museali aspettano il visitatore che arriva in città . Al civico 24 di Rua Agusta nel cuore della capitale è stato appena riaperto al pubblico, dopo una chiusura di otto anni, il MUDE (il Museo del Design di Lisbona), una vera istituzione museale di riferimento per gli appassionati di moda e design. «Ma vuole essere anche un polo culturale dedicato a tutte le espressioni del design, nel centro storico di Lisbona – ricorda la direttrice, Bárbara Coutinho -, con spazi per l’esposizione, la creazione, l’educazione, lo studio, il dibattito e il tempo libero, l’incontro, la conversazione e la condivisione». Il restauro conservativo della sede storica del prestigioso Banco Nacional Ultramarino (la banca destinata al commercio con le terre di oltre mare) che lo ospita ci restituisce ancora una volta i fasti del passato (marmi e legnami preziosi, giganteschi lampadari con cristalli e rifiniture in oro alle pareti). Il rigore dell’edificio, colpito dal terremoto del 1755 che distrussse la città e poi ricostruito nel XVIII secolo, e le sue stanze un tempo riservate a pochi oggi sono aperte al pubblico (bellissima la biblioteca dove chiunque si può dedicare alle letture) dialoga con 17mila pezzi alcuni mai esposti che vanno dall’abbigliamento al design industriale, dalla costumistica teatrale alla gioielleria. Tra le opere di grandi maestri del design ci sono quelle di Vico Magistretti, Philippe Starck, Charles Ray Eames e Dieter Rams, una sezione speciale è dedicata alla moda, con abiti iconici di stilisti come Vivienne Westwood e Jean Paul Gaultier. Se l’iniziativa Building on displaye ha consentito di visitare l’intero edificio e di conoscerne l’architettura e la sua evoluzione, “Para Que Servem As Coisan” (A cosa servono le cose) , è la mostra con la quale si apre questo nuovo capitolo del MUDE, un viaggio restrospettivo nel design degli ultimi 120 anni che porta a riflettere al modo in cui questi oggetti ci accompagnano nella quotidianità. Gli oggetti di design italiani, scandinavi e francesi (realizzati tra il 1900 e il 2020; 500 dei 17mila della collezione permanent) esposti dialogano con i pezzi di design portoghese. Tra gli inediti la giostra di legno degli anni 50 ritrovata all’interno dell’antica Loja da Rampala. Per chi ama la storia e i gioielli è d’obbligo dal Palácio Nacional da Ajuda, costruzione neoclassica che divenne residenza ufficiale della famiglia reale quando re Luís I salì al trono nel 1861 fino alla caduta della monarchia (nel 1910). Qui possiamo ammirare il nuovo allestimento del Museu Do Tesouro Real che ospita una collezione unica di gioielli, insegne, decorazioni, monete ed oreficeria civile e religiosa appartenuta all’antica casa reale portoghese, quello che resta di un patrimonio inestimabile. Lo spazio del Museu do Tesouro Real è in realtà un caveau lungo 40 metri e alto 10 organizzato su tre livelli. Vi si accede da una porta in acciaio pesante 5 tonnellate e spessa 40 centimetri. Da non perdere il prestigioso copricapo con smeraldi di Dona Mariana (che si ritiene contenga la seconda pepita d’oro più grande al mondo) . Unica e incantevole è la Baixela Germain (più di mille pezzi di stoviglie), commissionata all’orafo François-Thomas Germain dopo il terremoto del 1755 che ci racconta come erano i pranzi (duravano anche più di un giorno) tra i potenti del mondo nel XVIII secolo.

Tra i vicoli di Alfama

Alla sera vale la pena immergendosi nelle atmosfere generate dai cantori di fado, la musica tradizionale portoghese dichiarata patrimonio Unesco ma che in molti interpretano in chiave contemporanea come le band che si esibiscono al Fama D’Alfama. L’interprete più nota del Fado è stata Amalia Rodriguez. E’ lei la protagonista di Ah Amalia experience, mostra che ripercorre la carriera e rivela la personalità dell’artista in un percorso che si snoda attraverso otto sale immersive. Tra i quartieri più alla moda e amati dai giovani c’è lo storico Alfama, un tempo abitato solo da marinai, oggi ospita dialberghi di design ricavati in antichi edifici. I sapori della città ma sopratutto il suo inconfondibile profumo di cannella vi rapirà letteralmente al numero 84 di Rua de Belém dove si trova una delle più antiche pasticcerie di Lisbona. Dal 1837 l’Antiga Confeitaria de Belém possiede la ricetta originale dei celeberrimi Pastéis de Belém, il dolce per antonomasia della città la cui invenzione è attribuita ai monaci del monumentale e vicinissimo Mosteiro dos Jerónimos. Si racconta che l’imprenditore Domingos Rafael Alves ottenne la ricetta segreta dai religiosi che si impegnarono a non rivelarla mai ad altri. E così dal 1918 sono un marchio registrato. Da non perdere anche le delizie al Darwin’s Cafè, non lontano dalla Torre di Belem sulla riva del fiume, ospitato all’interno della Champalimaud Foundation (si occupano di ricerca medica) a cui vanno parte dei proventi.

Ospitalità

Un altro viaggio nella storia lo si fa al The Editory Riverside Hotel, una struttura 5 stelle ospitata nella stazione ferroviaria di Santa Apolónia, una delle più antiche del Portogallo e uno degli edifici più emblematici di Lisbona. Il progetto architettonico ha avuto cura di preservare gli elementi caratterizzanti questo palazzo dallo stile neoclassico, costruito nel 1865, come la facciata resa in un tono “ossido di ferro” che dà risalto per contrasto ai dettagli in pietra. Nominato tra i 25 migliori hotel storici del mondo, The Editory Riverside Hotel dispone di 126 camere distribuite su due livelli. I diversi ambienti dell’albergo sono accomunati dal tema del viaggio dal momento che la struttura si trova in quello che, negli anni Sessanta e Settanta, ha rappresentato un punto di transito per milioni di emigranti. Arrivati a Lisbona con il cuore carico di speranza si partiva ancora per il Nuovo mondo con destinazione Argentina e Brasile.

Fonte: Il Sole 24 Ore