Le imprese: servono iter più celeri e incentivi
Iter più celeri per rendere più snella la messa a terra dei progetti di sviluppo dell’idrogeno, non solo quelli collegati al Pnrr, la cui scadenza troppo ravvicinata rischia, però, di complicare la diffusione di questo vettore, che beneficerà senz’altro della spinta garantita dalla Strategia nazionale appena pubblicata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Il presidente di H2IT (Associazione Italiana Idrogeno) e Sapio, Alberto Dossi, mette in fila priorità e nodi del settore nella videointervista concessa a Il Sole24Ore.com (la cui versione integrale è disponibile sul sito web). Settore che, però,come detto, ha ricevuto nei giorni scorsi un assist significativo dalla mossa voluta dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. «È un momento estremamente importante per tutta la filiera anche perché questo documento è stato il frutto di mesi di lavoro di tanti stakeholder e di tutti i portatori di interesse, tra cui figura anche H2IT, l’Associazione italiana idrogeno che ha fornito tutti i contributi dei 170 associati. La strategia è, dunque, uno step molto significativo perché finalmente si identifica una road map che traccia una traiettoria di breve, medio e lungo periodo in grado di abilitare gli investimenti».
L’idrogeno, ricorda Dossi, «impone investimenti assolutamente importanti, è una catena complessa. E, dunque, c’era bisogno di una strategia che fosse davvero abilitante per tutti gli investimenti e che delineasse scenari di breve e medio termine perché oggi siamo in un momento delicato in cui si devono mettere a terra sia i progetti finanziati dal Pnrr sia quelli supportati dai fondi Ipcei (Importanti progetti di interesse comune europeo), che sono stati dei motori estremamente importanti per erogare finanziamenti e aiutare una filiera nuova». Dossi ricorda, quindi, alcuni dei tasselli collegati al Pnrr, a cominciare dalle nuove stazioni di rifornimento e dalle hydrogen valley «che daranno la possibilità alla domanda e all’offerta di incontrarsi. Ma tutto questo deve essere realizzato entro il 30 giugno 2026». Tempi molto stretti, dunque, rispetto ai quali Dossi non nasconde i propri timori. «Se una scadenza così ravvicinata può mettere a repentaglio la realizzazione di quanto previsto? Con una tempistica così stretta il rischio che questi progetti possano non vedere mai la luce c’è ed è concreto. Noi abbiamo fatto degli studi e quello del 30 giugno 2026 è un termine troppo stretto. Perciò credo che, se non sarà prorogato, soltanto il 15% dei progetti del Pnrr verranno realizzati. E questo – ammette il presidente di H2IT – sarebbe un peccato non solo per la filiera ma anche per l’Italia e per l’opportunità che il Paese ha di studiare un nuovo vettore energetico ed ecologico che può dare delle risposte concrete anche, e soprattutto, sul fronte della decarbonizzazione».
Quanto ai prossimi snodi, Dossi torna poi sul decreto tariffe – chiamato a disegnare una rotta certa per rendere competitivo il prezzo dell’idrogeno (leggi green) – per evidenziare «che il Pnrr ha dato una grande mano sugli investimenti da mettere a terra, vale a dire il capex», e «che, quindi, è molto importante avere un aiuto sul fronte della riduzione del costo dell’energia, in modo da poter all’idrogeno la possibilità di competere con i combustibili fossili».
Insomma, gli operatori attendono di capire quale sarà la direzione adottata dal governo e sollecitano semplificazioni degli iter burocratici. «È un tema che come associazione portiamo molto spesso all’attenzione dei ministeri. C’è un aspetto normativo e regolatorio, nonché di applicazione operativa e di coordinamento con i vigili del fuoco e con tutti gli enti regolatori, per riuscire a rendere naturalmente più snella la messa a terra dell’idrogeno che in altri Paesi è già realtà».
Fonte: Il Sole 24 Ore