Le Multe UE sulla CO2 e gli incubi delle case
«Uno spettro si aggira per l’Europa…». Sono le multe con cui Bruxelles intende punire l’industria automobilistica perché fabbrica auto termiche, le uniche o quasi che i cittadini acquistano. Multe che dal 1° gennaio saranno inevitabili poiché i target di emissioni consentiti saranno ulteriormente abbassati.
Molti parlano e scrivono del divieto di vendere auto termiche dal 2035, ma è un argomento minore di cui l’industria si occupa molto poco o affatto, sia perché nessuno dei top manager sarà lì tra dieci anni e sia perché sanno che molto probabilmente verrà cancellato, sotto la spinta dei consumatori che non ne vogliono sapere di acquistare auto a pile. Come avevamo sempre pronosticato e avvisato da queste colonne.
Le multe. Finora sarebbero scattate sopra la soglia media di 116 gr/km di CO2 (95 con la vecchia omologazione NEDC), ma vendendo una quota di elettriche e ibride plug-in quasi tutti le hanno evitate. E chi non c’è riuscito ha comprato crediti da Tesla o Geely. Dal 2025 il limite scende del 19% a 94 gr/km: irraggiungibile per quasi tutti.
Per dare qualche cifra, secondo le simulazioni Dataforce, società di analisi di mercato, il Gruppo Volkswagen dovrebbe avere una quota di vendite di BEV e plug-in del 36%: lo scorso anno era il 18% e quest’anno è tanto se arriva al 16. Il target Stellantis 2025 sarebbe il 26%, ma lo scorso anno non è arrivata a 18 e ora supera il 13. Ford: target ’25 quasi a 35%, 2023 chiuso sopra il 15 e il 2024 sta sopra il 13. Sì perché la notizia di questi mesi è che le vendite di auto alla spina stanno diminuendo, non aumentando, per diversi motivi. Alcuni Paesi hanno smesso di usare soldi dei contribuenti per incentivare queste vendite. Le reti distributive hanno esaurito la capacità di immatricolare auto a pile che poi non riescono a vendere. È stato quasi esaurito il bacino dei clienti potenziali, che in nessun modo equivale al 100% degli automobilisti come qualche consulente pretende di far credere. Qualche aiuto potrà venire da singole amministrazioni cittadine, se introdurranno divieti alla circolazione che costringano i cittadini a optare per auto alla spina. Nel breve funziona, ma alla fine arriva il conto sotto forma di perdita di consenso. I costruttori avevano scommesso di riuscire a far cambiare abitudini d’uso dell’auto a una fetta importante dei loro clienti, al punto che i resistenti avrebbero ala fine accettato. Su questa scommessa avevano annunciato, e in parte intrapreso, cospicui investimenti per la produzione di auto alla spina e batterie. Non è andata così e negli ultimi mesi tutti hanno comunicato di aver frenato o rallentato quegli investimenti, nel Nuovo come nel Vecchio Mondo.
Fonte: Il Sole 24 Ore