Le nuove generazioni bevono vini freschi e versatili: ecco come cambiano i gusti

I gusti e i consumi di vino hanno avuto negli ultimi anni un evidente cambio di rotta. Fino a una decina di anni fa le scelte dei consumatori miravano soprattutto a connotati di struttura, dominanza di legno (da botte più o meno grande, la quale gioca il suo campionato olfattivo e gustativo) e a un grado alcolico sostenuto, mentre oggi si registra la ricerca di tutt’altre caratteristiche.

Se parliamo di trend – per inciso – mi auguro che ci saluti a breve quello degli orange wine, giacché i vini che faceva mio nonno erano a tutti gli effetti orange wine. E trovatemi un esperto in materia che li ricordi con nostalgia.

Ma passiamo a temi più concreti. In Italia è cresciuto il consumo di spumanti, dei vini rifermentati in bottiglia e anche del Lambrusco doc che nel Nord America rileva dati di crescita davvero significativi.

Come si spiega questo orientamento di mercato? A mio avviso i consumatori – soprattutto le nuove generazioni – sono più consapevoli e orientati principalmente su vini “gastronomici”. È una variante di gusto che facilita l’abbinamento a tutto pasto con una gradazione alcolica non eccessiva, laddove il frutto – la parte vinosa insomma – esce con maggiore agilità e freschezza.

Il nord Europa – o meglio i Paesi scandinavi che sono soggetti ai monopoli di Stato, tanto quanto il Canada – si comportano più o meno allo stesso modo. Sono allineati su questo tipo di bevuta, solo che lì l’ordine di scuderia è la sostenibilità, quindi: certificazioni, certificazioni, certificazioni!

Fonte: Il Sole 24 Ore