Le pizze di Berberè crescono a Londra e puntano allo sbarco nel Far East
Una crescita costante ha portato Berberè a raggiungere quota venti pizzerie in Italia e a inaugurare il mese scorso il suo terzo locale a Londra. Altri ne seguiranno nella capitale inglese e all’estero. E naturalmente in Italia, dove nel 2024 le novità sono state tre (a Firenze, Bologna e Milano) e a breve vedrà la luce la seconda pizzeria romana.
Il tutto senza brusche accelerazioni, neanche l’ingresso nel capitale di Hyle Capital (con una quota di circa il 40%) nell’agosto 2023 ha cambiato l’approccio dei fratelli Matteo e Salvatore Aloe, fondatori e amministratori, che ha portato innanzitutto a non dover chiudere nemmeno una delle pizzerie italiane (a Londra il brand è invece ripartito dopo il passo falso delle prime aperture sotto un’altra insegna).
Si potrebbe azzardare un paragone tra l’importanza del tempo e della scelta degli elementi giusti in una strategia di sviluppo vincente con quella di una buona lievitazione, “segreto” su cui Berberè ha puntato anche per il “motto” – Lievito Madre – che accompagna il brand (Italian Sourdough Pizza in Uk) da sempre attento alla scelta di farine biologiche e ingredienti di qualità.
«Abbiamo raggiunto i 23 milioni di fatturato nel 2024 – dice Salvatore Aloe – con una marginalità aziendale, quindi non a livello store, attorno al di 10% di Ebitda, su cui ha un certo peso Londra che è sostanzialmente in fase di start up e quindi con dei costi di avviamento da assorbire. I dipendenti sono arrivati a 400 circa. Realizzare quattro aperture importanti in un anno non facile come il 2024 per noi è stato un risultato rilevante. Abbiamo quindi anche accelerato rispetto alla media degli anni passati, ma il nostro modello non è da paragonare a brand che hanno piani di sviluppo con un aperture a doppia cifra ogni anno. Le nostre pizzerie sono tutte gestite direttamente, inclusa Londra, cosa che comporta una scelta vocata al controllo qualitativo di ogni singola componente, dall’allestimento dei negozi all’ultima pizza della serata. Un modello ovviamente meno agile di chi sceglie contratti di sviluppo indiretto attraverso il franchising. Per questi motivi anche per i prossimi anni prevediamo tassi di crescita simili a quelli registrati fino ad ora. Quest’anno sicuramente apriremo il nostro secondo locale a Roma e ancora a Londra».
Un cambio di marcia potrebbe però arrivare con lo sbarco in Asia. «Lì per chiari motivi una gestione diretta non è possibile – spiega Aloe – così abbiamo avviato contatti con aziende specializzate nello sviluppo del food retail per valutare rapporti di partnership con operatori locali forti, in modo da essere capillari ed avere un controllo sul brand anche con una distanza fisica notevole. Non vogliamo approccio spot, mettere la bandierina, ma cerchiamo un partner forte che creda che il nostro brand possa dire la sua in un mercato asiatico e che ci aiuti a poter aprire un certo numero di locali e nello stesso tempo metterci in grado di poter fornire l’assistenza necessaria per settare il prodotto nella giusta qualità e allo stesso tempo in sintonia con le abitudini e i gusti locali». Su quale piazza di un mercato ampio come quello asiatico però Aloe non si sbilancia ancora.
Fonte: Il Sole 24 Ore