
Le poste danesi non consegneranno più lettere
La data X è già stata scelta: 31 dicembre 2025. L’ultima lettera consegnata dalle poste danesi arriverà quel giorno. Perché dal primo gennaio 2026, il servizio sarà interrotto. Proprio così: la Danimarca ha annunciato che smetterà di consegnare le lettere, segnando la fine di un’era per il sistema postale del Paese. Una decisione destinata a far rumore, che arriva a seguito del crollo del numero di lettere spedite e dell’insostenibilità economica del servizio tradizionale.
Il motivo sembra intuibile: negli ultimi anni, abbiamo cambiato decisamente modo di rimanere in contatto. Email, messaggi istantanei e servizi digitali hanno progressivamente soppiantato la vecchia e cara corrispondenza cartacea, portando a un drastico calo del volume di lettere spedite. Secondo le autorità danesi, il numero di lettere inviate è crollato al punto da rendere insostenibile il servizio di consegna tradizionale.
Va anche detto che società di servizi postali PostNord, che è responsabile delle spedizioni in Danimarca e Svezia, ha lottato per mantenere operativo questo servizio. Ma il governo danese, di fronte a costi sempre più elevati e a un utilizzo in calo, ha invece optato per una decisione drastica: mettere fine alla consegna delle lettere ordinarie.
E allora a partire dal gennaio 2026, i danesi non riceveranno più lettere a domicilio, fatta eccezione per alcuni documenti ufficiali che verranno gestiti tramite canali alternativi. Anche le comunicazioni ufficiali tra cittadini e istituzioni pubbliche non avverranno più attraverso corrispondenza scritta, perché saranno quasi esclusivamente in formato digitale. Un cambiamento, quest’ultimoe, reso possibile dall’elevato grado di digitalizzazione del Paese scandinavo. La Danimarca, infatti, giova ricordarlo, è tra i Paesi più avanzati al mondo nell’adozione di soluzioni digitali per i servizi pubblici.
Continueranno ad esistere, invece, le spedizioni di pacchi, vera nuova miniera d’oro della logistica, grazie a un eCommerce sempre più robusto.
Fonte: Il Sole 24 Ore