Le scelte delle nuove generazioni seguono il benessere (e lo fanno crescere)

Se abbiamo una certezza su cosa aumenta e continuerà ad aumentare nei prossimi decenni su tutto il territorio del nostro paese è quella relativa alla popolazione anziana. La quarta edizione degli indicatori provinciali del Sole 24 Ore sulla Qualità della vita di bambini, giovani e anziani mostra una crescita sostenuta e omogenea degli over 65 in tutte le ripartizioni geografiche. L’aumento previsto nell’orizzonte dei prossimi dieci anni risulta attorno al 16% su scala nazionale con poche variazioni tra Nord, Centro e Sud.

Se abbiamo, inoltre, una certezza su dove si osserva e si osserverà ancor più in futuro una difficoltà a mantenere livelli adeguati di benessere è quella delle aree in cui la popolazione invecchia senza la presenza delle nuove generazioni. Dove le nuove coppie non possono contare su servizi efficienti, opportunità di lavoro, prospettive adeguate di crescita per i figli, diminuiranno le nascite e aumenterà la fuoriuscita dei giovani. Ma questo andrà a rendere ancor meno vitale il territorio e meno sostenibili i servizi pubblici, alimentando una spirale negativa di declino demografico, fragilità e malessere sociale.

Se, come abbiamo detto, l’invecchiamento procede abbastanza omogeneo, il degiovanimento presenta dinamiche molto differenziate. Ventenni e trentenni tenderanno a rimanere nei prossimi dieci anni sostanzialmente stabili nell’Italia centrosettentrionale (ma si ridurrà comunque la loro incidenza relativa a fronte dell’aumento degli anziani), mentre andranno a ridursi del 13% nel Mezzogiorno. Ciò si deve alla maggior caduta della natalità nelle regioni meridionali tra la fine del secolo scorso e i primi decenni di questo secolo, ma soprattutto al minor contributo dell’immigrazione dall’estero e dal saldo negativo della mobilità interna.

Insomma quello che conta e conterà di più nelle dinamiche demografiche – strettamente interdipendenti con gli indicatori della qualità della vita e delle opportunità di lavoro – è dove vanno i giovani. E i giovani vanno dove ci sono i giovani. Perché se ci sono i giovani significa che il contesto è attrattivo, sia per i fattori oggettivi che lo rendono tale, sia per il dinamismo sociale e culturale alimentato dalla loro presenza. Ma anche perché, in una società che invecchia, dove ci sono i giovani c’è un contesto più sostenibile anche rispetto ai servizi disponibili e alla possibilità di un loro rafforzamento continuo. E infine perché dove ci sono i giovani anche le nascite possono aumentare contribuendo a un rapporto virtuoso tra vitalità demografica, vivacità economica e vivibilità sociale.

È quindi cruciale l’attenzione al processo di degiovanimento che tende a fare entrare in un circolo vizioso di impoverimento sia della presenza quantitativa dei giovani sia della qualità della vita in generale. I contesti più a rischio sono quelli in cui i percorsi formativi e professionali delle nuove generazioni sono più deboli. La combinazione tra bassa percentuale di laureati e alta disoccupazione giovanile vede le province del Mezzogiorno più svantaggiate. Ma su altri indicatori aspetti critici si evidenziano anche nel resto del Paese. Oltre alle difficoltà incontrate nella transizione scuola-lavoro, un freno importante sui progetti di vita dei giovani è la difficoltà di accesso a una abitazione. L’indicatore sul canone di locazione vede nelle posizioni meno favorevoli le province centrosettentrionali, soprattutto quelle che contengono le grandi città o capoluoghi turistici. Il mercato immobiliare rischia di diventare sempre più polarizzato tra costi elevati in tali aree economicamente dinamiche, e deprezzamento nel resto del paese, in particolare dove la popolazione tenderà maggiormente a diminuire. Questo però rischia di essere una trappola per i giovani, soprattutto per quelli che vogliono investire sulla propria mobilità sociale con basse risorse di partenza. Le aree che sapranno attrarli e integrarli non solo per studio e lavoro ma anche per realizzare i propri progetti di vita, saranno quelle con maggior prospettiva di sviluppo nei prossimi decenni. Su questo le maggiori realtà urbane europee risultano essere attualmente più attrattive rispetto a quelle del Centro-Nord Italia. Inoltre anche in tale ripartizione geografica esiste un crescente numero di aree interne con alto rischio di spopolamento e invecchiamento, con conseguente grande difficoltà a mantenere un adeguato investimento sui servizi per i giovani e le famiglie.

Fonte: Il Sole 24 Ore