Le sorelle Zimmermann: «Nelle nostre creazioni lo spirito libero e la natura dell’Australia»

È vero, in Australia vivono solo 27 milioni di persone, lo 0,33% circa della popolazione mondiale. In compenso ci sono oltre 150 milioni di pecore, orgoglio nazionale e inconsapevoli fornitrici per tutti gli abitanti del pianeta della pregiata lana Merino. Giova però ricordare – come ha fatto spesso nei suoi curiosissimi libri lo scrittore americano Bill Bryson – che l’Australia è la sesta nazione più grande del mondo e la sua isola più estesa. Non solo: è anche l’unica isola a essere pure un continente ed è l’unico continente a essere una nazione.

Stupisce un po’ allora, di fronte a tanto spazio vitale, che sicuramente stimola anche la creatività, che solo in anni recenti dall’Australia siano partiti alla conquista degli Stati Uniti e dell’Europa alcuni marchi di moda e abbigliamento: il più famoso è forse Ugg, specializzato in caldi stivali scamosciati, fondato – gli australiani non smettono di stupire – da un surfista con la passione per i montoni. Come nel caso di Zimmermann, nato invece nel 1991 a Sydney, Ugg ha passato una quindicina d’anni a crescere nel suo Paese, per poi iniziare lo sviluppo all’estero. Percorsi interessanti, che uniscono consolidamento di radici e identità a un’ambizione – paziente, ragionata, potremmo dire – a farsi conoscere fuori dall’isola.

«Ogni collezione è ispirata dalla mia terra e ai ricordi di quello che vissuto, spesso legato alla natura, nonché alle esperienze all’aria aperta e alla fascinazione che tutti noi australiani abbiamo per il surf e l’oceano», racconta Nicky Zimmermann, che 33 anni fa, insieme alla sorella Simone, fondò il marchio a Sydney. La collezione per la primavera-estate 2025, che ha appena sfilato alla settimana della moda di Parigi, dove è presente dal 2022, è la conferma dell’immaginario al quale attinge Nicky: «Con l’ufficio stile ci siamo ispirati al bellissimo film sul surf degli anni 70 di Albe Falzon, Morning of the Earth – racconta la stilista, che vive da qualche anno tra Australia, Europa e Stati Uniti –. Il film è una celebrazione dello spirito libero dei surfisti e della loro passione per la natura ed è visivamente straordinario: il modo in cui cattura la luce dorata del mattino e i colori della natura è pura magia. Sono cresciuta vicino alla spiaggia, nel sud di Sydney, dove tra la fine degli anni 70 e gli anni 80 si potevano vedere tanti film sul surf, ma questo di Albe Falzon ha qualcosa di speciale, che non ho mai dimenticato, forse proprio per l’interazione tra i colori della sabbia, le immagini dei surfisti e la luce dorata del sole».

Un’altra particolarità di Zimmermann, che a vent’anni dalla sua nascita, nel 2011, ha iniziato ad aprire negozi fuori dall’Australia, partendo da Los Angeles, è il sodalizio tra le sorelle fondatrici: «Non avrei mai potuto costruire ciò che abbiamo oggi senza Simone – racconta Nicky, alla quale si deve l’idea iniziale del marchio, ma che chiese subito alla sorella di affiancarla nell’avventura –. In questi 33 anni l’industria della moda è cambiata e la moda stessa è cambiata, Simone invece è rimasta un punto di riferimento non solo emotivo, ma anche di ragionevolezza. Ci completiamo e come sorelle abbiamo il privilegio di poterci confrontare in totale sincerità. Può capitare di non essere d’accordo, magari di avere confronti con un pizzico di asprezza, ma riusciamo sempre a capire le ragioni dell’altra, a conciliarle e a guardare oltre, senza rancori né rimpianti, anche perché l’amore che abbiamo per il brand e l’orgoglio per quello che abbiamo fatto è identico».

L’espansione retail in Italia è iniziata da Capri e oggi ci sono monomarca a Milano, Roma, Firenze e Forte dei Marmi e la prossima tappa sarà Venezia. A oggi Zimmermann propone solo abbigliamento e accessori da donna, con un’unica incursione nell’universo maschile, i costumi da bagno. «Forse dovrei citare anche i pigiami – dice divertita Nicky –, che stanno diventando sempre di più una categoria unisex e che da quando sono usati persino fuori casa hanno avuto una specie di seconda vita. Non escludiamo niente, specie ora che stiamo estendendo la categoria degli accessori, sapendo quanto gli uomini si siano avvicinati, ad esempio, all’universo delle borse. Restiamo però concentrate sulla parte donna, sentiamo una connessione speciale, emotiva, con tutte le clienti che ci scelgono».

Fonte: Il Sole 24 Ore