Leclerc profeta in patria: tripudio Ferrari dopo Vettel nel 2017

Leclerc profeta in patria: tripudio Ferrari dopo Vettel nel 2017

 Il dominio Red Bull sta finendo? Non si sa, però di certo oggi si celebra un sogno personale, di un team e di una nazione. Quella di Monaco, che ospita una gara unica, particolare, controversa. Ha pianto diversi campioni ma ha anche celebrato giornate che hanno lasciato davvero un’impronta nella storia, come questa. E oggi il protagonista indiscusso, unico, desiderato e acclamato, è stato finalmente Leclerc, mantenendo il comando dall’inizio alla fine. Lasciandosi alle spalle una lunga serie di sfortune proprio in questo tracciato, che non l’aveva mai visto vincitore nemmeno in Formula 1. E dove, preso da troppa foga, una volta aveva pure fatto una ‘figuraccia’ distruggendo una rarissima rossa d’epoca di valore inestimabile.  

Domenica da annali, è vero, eppure era iniziata male. Tre quarti d’ora di attesa. Un brutto incidente in partenza fra Perez e Magnussen, con una Red Bull completamente distrutta da un contatto sulla salita verso il Casinò. E non molto più avanti anche un “sollevamento” di una Alpine appena prima del tunnel ha reso il primo giro movimentato e irregolare, tanto da far scattare subito una bandiera rossa per consentire le dovute riparazioni alle barriere del Beau Rivage.

Alla seconda partenza, sempre da fermi, nessuna irregolarità. Tutti dietro tranquilli, ben pochi sorpassi in gara. L’ansia e la paura di rovinare la giornata ha prevalso nella testa dei piloti: nessun altro ‘aggancio’ e maggiore prudenza da parte di tutti i conduttori. Nessuno escluso. Nessun azzardo. D’altra parte è stato evidente pure sul finire della gara che i “calcoli” li hanno fatti in tanti, incluso Leclerc: con poca benzina, pur avendo strada libera, ha evitato di andare a cercare il giro più veloce proprio con la consapevolezza di non doversene pentire amaramente.

Così il bellissimo week-end in Costa Azzurra si è concluso con un mezzo miracolo. Il sabato, infatti, Charles Leclerc aveva già saputo distinguersi con una bella pole position. Poi in gara non si è mai fatto prendere. Includendo questa edizione, sono ben 33 le volte in cui ha vinto chi è partito dalla pole o comunque dalla prima fila. Per la stessa ragione, è andata bene anche a Piastri, inseguitore senza risparmio del ferrarista per tutta la giornata: mai un attimo ha esitato, tallonando il ferrarista, sperando forse, invano, in un’avaria o un imprevisto. Stesso discorso per Sainz: anche lui sul podio e a sua volta marcato stretto dalla McLaren di Lando Norris. Con la certezza di aver fatto un bel gioco di squadra e di aver rischiato di perdere molto, visto che in partenza lo spagnolo ha avuto una foratura a causa di un contatto con la McLaren.

Dopo le rosse e le arancioni (anzi, per l’occasione, le auto di Woking hanno adattato la grafica al giallo-verde di Ayrton Senna), molto più indietro, un “panino” di Mercedes, con Russell che è riuscito a tenere Verstappen dietro per tutta la gara. Cosa ci facesse il campione del mondo in un sandwich, intrappolato come quasi mai dai due piloti della stella a tre punte, non è ben chiaro. Salvo il fatto, parzialmente sufficiente per spiegarlo ma non a giustificarlo, di aver visto un brutto crash del suo compagno di squadra. Non azzardare ad avanzare posizioni probabilmente per non rischiare è senz’altro un risultato deludente dal punto di vista dello spettacolo ma molto ragionevole per non deludere troppo squadra e sponsor. Tuttavia questa ‘politica’ conservativa lo ha escluso, per una volta tanto, da ogni riflettore. Calcolatore, certo, ma tutt’altro che “campione”.

Vero che le auto costano e che i punti sono preziosi, anche se pochi. Ma nella carriera di un pilota, vincere a Monaco è qualcosa di speciale, unico, raro come una perla preziosa. E forse Verstappen in questa pista un record farà fatica a batterlo: quello delle cinque pole position di Senna.  

Record inediti: primi 10 come in partenza, primo monegasco premiato da Ranieri

Un ordine di arrivo con sei analoghi piloti in qualifica e in gara era successo solo a Singapore e in Belgio. Mai nella storia si pensava di poter arrivare a dieci. Ma la bandiera rossa al primo giro ha tolto la variabile del pit-stop obbligatorio e quindi anche possibilità di strategie particolari. C’è chi direbbe che si è vista una gara noiosa, una “corsa dei cavalli”, ma d’altra parte è difficile lamentarsi di una giornata da incorniciare. Già, perché Leclerc questa vittoria la merita davvero. Così come la desiderava da tanto tutto il Principato: non si ricorda infatti Ranieri in lacrime sul podio, perché nessuno della sua famiglia aveva mai avuto l’onore di premiare un connazionale sul gradino più alto.

Fonte: Il Sole 24 Ore