Legno e arredo, margini in contrazione e costi in aumento

Legno e arredo, margini in contrazione e costi in aumento

«Dicono che non sia bello invecchiare, ma bisogna saperlo fare bene. Credo i risultati straordinari raggiunti in tutto il mondo dalle imprese italiane del legno-arredo possano renderci orgogliosi degli anni che portiamo sulle spalle». Claudio Feltrin presidente di FederlegnoArredo (Fla), commenta così il traguardo degli 80 anni raggiunto in questo 2025 dalla federazione di un’industria che ha accompagnato prima la rinascita e poi lo sviluppo del Paese, dal dopoguerra a oggi, segnando in modo indelebile, con alcuni suoi prodotti, le tappe principali dell’evoluzione dei bisogni, del gusto e dei costumi degli italiani.

Nel 2024 in calo ricavi e margini

Una storia fatta di cicli economici favorevoli – come il biennio post-pandemia da Covid 19 – e di momenti di difficoltà e incertezza, come quello attuale. Il settore si prepara infatti a chiudere – come quasi tutti i comparti manifatturieri – un 2024 con il segno meno per quanto riguarda i ricavi (-2,7% secondo l’ultimo Monitor Fla) e la produzione, ma a preoccupare le aziende sono anche l’aumento dei costi e la contrazione della marginalità.

«Nella nostra ultima indagine tra gli associati, il Monitor relativo al terzo trimestre del 2024, la maggior parte delle aziende ha dichiarato di attendersi per fine anno margini stazionari, il 45%, o in riduzione, il 38% – precisa il presidente Fla –. Se guardiamo i due principali macrosistemi produttivi, l’attesa è di una perdita di marginalità più elevata per quanto riguarda il sistema legno, che ha sofferto di più gli aumenti dei prezzi dell’energia e la contrazione dei consumi». Tuttavia, tra le imprese dell’area legno, si rileva anche un 20% di imprese che prevedono di aumentare la marginalità nel 2024.

Lo scenario non sembra cambiare più di tanto nell’anno appena iniziato: «Quasi il 60% del campione prevede stazionarietà dei margini, un 14% riduzione e un 28% aumento», dice ancora Feltrin. I nodi che hanno ostacolato le aziende nell’anno appena chiuso, sono infatti ancora tutti lì: la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, le tensioni tra Stati Uniti e Cina, la debolezza della Germania e, per quanto riguarda il mercato domestico, il depotenziamento degli incentivi fiscali legati alla casa. A queste incertezze – che hanno pesato sulla domanda di mobili un po’ in tutto il mondo nell’ultimo anno – si aggiungono ora nuovi elementi di preoccupazione, che riguardano in particolare l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, ma anche dei trasporti e della logistica.

L’allarme sui costi di produzione

«Le nostre aziende temono una nuova impennata dei costi di produzione, come quella che abbiamo vissuto tre anni fa, ma in una situazione di mercato stagnante – osserva Feltrin –. Il problema principale riguarda le materie prime, in particolare quelle derivate dal gas, su cui abbiamo già iniziato a vedere forti rialzi nelle ultime settimane. All’interno della nostra filiera, sono soprattutto le aziende dei pannelli a risentire delle variazioni di prezzo dell’energia e delle materie prime, che incidono in modo importante sulla produzione e mettono quindi a rischio la competitività del settore». Un’altra preoccupazione riguarda logistica e trasporti, su cui si vedono nuove tensioni: «I nostri prodotti sono molto ingombranti, perciò le spese di trasporto incidono molto sul costo finale – spiega il presidente Fla –. Un aumento, anche in questo caso, potrebbe avere effetti negativi sulle marginalità». E poi c’è il costo del lavoro, un’altra voce importante nei bilanci delle aziende: nel 2025 entra infatti in vigore l’ultima tranche di aumenti salariali prevista dal contratto collettivo siglato tre anni fa.

Fonte: Il Sole 24 Ore