L’immunoterapia del cancro: dai vaccini a mRna ai big data

Sono più di 40 i vaccini terapeutici anti-cancro a mRna in sperimentazione clinica nel mondo. E l’anno prossimo quello sviluppato da Moderna per il melanoma sarà il primo a entrare in fase 3. A oggi, i risultati ottenuti da questo vaccino (mRna-4157/V940) in combinazione con un antitumorale (l’anticorpo monoclonale pembrolizumab) hanno permesso di ottenere la designazione di terapia rivoluzionaria da parte della Food and Drug Administration (Fda), procedura che consente di accelerare le future revisioni degli studi in programma nel 2024.

Come il vaccino Covid-19, i vaccini antitumorali a mRna sono progettati per insegnare al sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali come diverse dalle cellule normali.

«Questi vaccini permettono di superare quello che è stato l’ostacolo maggiore degli anti-tumorali, cioè il fatto che ci mancavano quelle caratteristiche specifiche delle cellule cancerogene verso cui dirigere un farmaco o la risposta immunitaria» spiega Pier Francesco Ferrucci, direttore dell’Unità di Bioterapia dei tumori all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) e presidente del Network italiano per la Bioterapia dei tumori (Nibit), una delle società scientifiche organizzatrici del Cicon23, International Cancer Immunotherapy Conference, in programma a Milano dal 20 al 23 settembre e che vedrà la partecipazione di oltre mille tra clinici, ricercatori, rappresentanti di associazioni e del biotech provenienti da tutti i continenti e a cui parteciperà anche il premio Nobel Jim Allison, padre dell’immunoterapia oncologica.

«Per i vaccini anti-cancro si utilizzano mRna sintetici progettati per “istruire” il sistema immunitario a riconoscere una proteina chiamata “neoantigene”, che è espressione di una mutazione genetica avvenuta nella cellula malata. Si tratta di una specie di “impronta digitale” specifica e personale, presente nelle cellule tumorali di quel paziente – continua Ferrucci – I vaccini antitumorali a mRna personalizzati sono quindi progettati su misura con lo scopo di innescare il sistema immunitario a uccidere selettivamente ed esclusivamente le cellule tumorali in quel paziente e nei pazienti in cui i tumori esprimono la stessa mutazione».

Il convegno, giunto alla settima edizione, è un’occasione per confrontarsi non solo sui vaccini anti-cancro, ma anche sui meccanismi di immunoresistenza e l’uso delle tecnologie per rendere le nuove terapie più efficaci per un numero sempre maggiore di pazienti.

Fonte: Il Sole 24 Ore