l’importanza dell’AI e della qualità dei dati

La velocità della trasformazione tecnologica sta cambiando profondamente il settore finanziario, generando impatti significativi per chi ricopre ruoli apicali in questo ambito. Il ruolo dei Chief Financial Officer, in altre parole, sta diventando sempre più strategico all’interno delle organizzazioni e una recente ricerca condotta da Andaf Lombardia e Workday (giunta alla terza edizione) ha provato a fare luce sulle tendenze emergenti che riguardano questa figura. Degli oltre 100 Cfo italiani oggetto di indagine, la quasi totalità (il 94%) è convinta che il lavoro di analisi messo a disposizione dell’azienda può contribuire in maniera determinante al lavoro dei Ceo e in misura minore (il 62%) ai Chief Operating Officer, apportando contestualmente valore anche alle aree IT ed HR.

Più nello specifico, il reparto finance ricopre compiti cruciali per allineare gli investimenti in nuove tecnologie con i piani di crescita strategici (lo sostiene il 50% degli intervistati) e nell’analisi predittiva degli scenari di business (il 41%) e svolge un ruolo fondamentale (a detta del 63% dei Cfo) nell’integrare i dati finanziari con quelli delle risorse umane, fornendo insight essenziali.

In linea generale, la ricerca ha evidenziato una forte attenzione sui temi dell’agilità, della gestione delle performance e dell’ottimizzazione dei processi, confermando come – da una parte – la qualità dei dati e la collaborazione tra i vari dipartimenti rappresentino delle sfide chiave e come – dall’altra – il processo di trasformazione digitale e l’adozione dell’intelligenza artificiale siano viste come aree di investimento fondamentali per migliorare l’efficienza e il supporto decisionale.

Le tre priorità dei Cfo italiani

Tre, in particolare, le priorità che accomunano i Cfo italiani. La prima, che interessa poco meno dei due terzi del campione (il 61% per la precisione, rispetto al 36% dello scorso anno), riguarda il miglioramento dell’agilità e della precisione nelle fasi di budgeting e forecasting, con l’obiettivo di allocare in modo più adeguato le risorse e di dare una risposta più rapida ai cambiamenti del mercato. La seconda, eletta a priorità dal 50% dei Cfo e ritenuta cruciale per garantire la competitività dell’impresa, punta al monitoraggio e alla gestione in tempo reale delle performance aziendali. La terza, infine, accomuna il 43% dei manager oggetto di studio (erano il 15% lo scorso anno) e fa riferimento all’aumento delle skill digitali necessarie per sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie emergenti.

Per soddisfare queste priorità e per migliorare l’efficienza e il supporto decisionale, sono tre i pilastri ai quali i responsabili dell’area finance devono appoggiarsi: la qualità dei dati a disposizione (considerata al momento solo mediamente sufficiente e in leggera diminuzione rispetto al 2023), la trasformazione digitale guidata dall’intelligenza artificiale e la collaborazione con altre funzioni aziendali (la sinergia con i Cio, per esempio, è ritenuta essenziale da un Cfo su due per allineare gli investimenti in tecnologia con i piani di crescita e sviluppo). Lo studio, inoltre, ci dice che il 59% dei Chief financial officer italiani prevede un investimento in AI nella propria azienda entro i prossimi due anni (con benefici attesi che privilegiano le attività di pianificazione e forecasting) e segnala contestualmente che il 55% è preoccupato dalla mancanza di competenze specifiche, il 42% dal basso livello di integrazione nei processi esistenti e il 29% dalla disponibilità di dati di qualità.

Fonte: Il Sole 24 Ore