l’importanza delle competenze umanistiche nella rivoluzione digitale

l’importanza delle competenze umanistiche nella rivoluzione digitale

Per guidare la rivoluzione dell’AI servono più scienze umane. Questa affermazione è tutt’altro che scontata: c’è ampio consenso sul fatto che in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, servano forti competenze STEM. E questo è sicuramente vero, ma non più sufficiente. Oggi, proprio per le sfide poste dalla trasformazione digitale, allo stesso modo sono cruciali le competenze umanistiche.

Le organizzazioni hanno un nuovo bisogno di esperti umanistici in grado di sviluppare un pensiero critico che sia supportato, anziché limitato, dalle nuove tecnologie. E le humanities rappresentano l’antidoto più potente a disposizione al rischio di “tirannia della predizione tecnologica” generata dagli algoritmi. In un mondo del lavoro in cui saremmo immersi nell’intelligenza artificiale, bisogna formare i professionisti anche su competenze umane come etica, autonomia decisionale, consapevolezza, comprensione dei dati.

I rischi dell’AI

L’intelligenza artificiale sta rapidamente trasformando il modo in cui lavoriamo, viviamo e prendiamo decisioni. Ma mentre automatizza e semplifica i compiti operativi, paradossalmente, rischia di ridurre la capacità dell’uomo di sviluppare competenze critiche e creative. Perché l’AI (almeno nelle versioni rilasciate fino ad ora) fornisce risposte pronte e soluzioni efficienti, ma raramente sfida il pensiero umano.

Spesso non mette in discussione le premesse o la direzione del ragionamento e si rivela più uno strumento di conferma che di miglioramento. Questo comporta il rischio di non sviluppare nuove idee o approcci e di riprodurre modelli e schemi basati su quello che già conosciamo, limitando la capacità di immaginare e realizzare futuri alternativi.

Per questo, è necessario studiare sistemi di AI che sappiano sfidare il pensiero umano e che siano in grado di interrogare e migliorare il processo decisionale, non semplicemente assecondarlo. È fondamentale progettare processi decisionali che prevedano un fact-checking dell’uomo, che metta in discussione previsioni errate o fuorvianti.

Fonte: Il Sole 24 Ore