L’impresa sociale invoca le banche come alleate e più finanza ibrida
L’impresa e la cooperazione sociale invocano l’alleanza delle banche non solo sul versante del credito ma come partner per la formazione e l’innovazione. È quanto emerge dalla XII Edizione dell’Osservatorio su Finanza e Terzo Settore a cura di Aiccon (e il supporto di Intesa Sanpaolo), frutto di analisi quantitativa su 350 coop e imprese sociale negli ultimi tre anni e qualitativa sul sentiment con Ipsos. Nel panel di discussione è emersa forte la necessità di mettere a punto strumenti ibridi di finanza che sappiano mescolare diverse componenti come l’equity, il grant, il ricorso al debito.
Le imprese sociali (comprese le coop sociali) complessivamente sono 16.750, il 4,4% di tutto il terzo settore ma occupano 471.199 addetti (fonte Istat), ovvero più della metà di tutti gli occupati dell’economia sociale. Insomma un settore cruciale per il paese sia in termini di erogazione di servizi (sanità, assistenza sociale) che in termini di capitale relazionale. Un settore che egualmente è in forte evoluzione sia per la riforma del Terzo settore sia per il ruolo chiamato a giocare nelle crescenti istanze sociali.
Alle banche si chiede supporto e formazione
Agli istituti di credito questa parte imprenditoriale del grande settore non chiede più solo risorse economiche ma alza l’asticella della relazione. Dall’indagine, presentata il 16 novembre a Milano, emerge che il motivo di soddisfazione principale (per il 34% del campione, nel 2022) delle imprese sociali e cooperative sociali verso le banche si poggiano sul fatto che la banca abbia personale dedicato e formato. Alle banche si chiede un supporto soprattutto sulla formazione (41,2%), in particolare riguardo a nuovi modelli organizzativi (44,1%), misurazione di impatto sociale (20,7%), educazione finanziaria e raccolta fondi (13,8%). E per il futuro si chiede alla banca di giocare non solo un ruolo di partner investitore (63%) ma anche di stimolo e accompagnamento nella generazione di impatto e innovazione (43%). «La banca non è un attore neutro ma decisivo – ha detto Paolo Venturi, direttore di Aiccon – poiché ad essa l’economia sociale non chiede solo prodotti specializzati di nuova generazione e un riconoscimento della propria biodiversità, ma anche un ruolo attivo nel disegnare strategie territoriali e nel condividere rischi». Insomma, un vero e proprio partner nei processi di innovazione.
Poca finanza a impatto
Dall’indagine emerge nel tempo, dal 2020 al 2022, una crescente conoscenza – e allo stesso tempo un minor utilizzo degli strumenti di finanza a impatto come finanziamenti agevolati (82,5% ne è a conoscenza ma il 69,7% li usa), obbligazioni sociale e social bond (51,5% contro il 30,3%), social venture capital (41,7% contro il 18,2%). Questi dati vanno letti assieme a una crescente tendenza a investimenti di breve medio termine a discapito di investimenti di lungo periodo. Andrea Lecce, Executive Director Impact Bank di Intesa Sanpaolo, ha fatto notare come gli investimenti del terzo settore in generale siano sottodimensionati e in una fase di contrazione, complice lo scenario macro-economico e «questo si traduce in una pressione sulla capacità di produrre cambiamento». Il mondo della cooperazione sociale, rappresentato da Giusi Biaggi, presidente del Consorzio Cgm, ha ribadito il ruolo della finanza nell’accesso al credito ma allo stesso tempo ha invitato le banche «a mantenere una misurazione e uno sguardo sul terzo settore che vado oltre i canoni più tradizionali dei bilanci». Una richiesta già colta da un istituto come Intesa Sanpaolo ma non diffusa a tutto il mondo bancario. «Come terzo settore chiediamo alle banche – ha aggiunto Biaggi – delle partnership, mettersi a fianco per poter crescere di più, investendo assieme nel capacity building».
Strumenti ibridi
Nel triennio 2020-2022, il 67,2% delle organizzazioni ha dichiarato di aver effettuato investimenti, anche se in calo rispetto alla rilevazione precedente (-2,8 punti). Nonostante le principali fonti di finanziamento rimangano credito bancario e autofinanziamento, entrambe fanno registrare un calo rispetto all’ultima rilevazione, a fronte di un trend in crescita nell’utilizzo di risorse da investitori privati (+3,3 punti sul 2020) e istituzioni pubbliche.
Fonte: Il Sole 24 Ore