L’incertezza di Milano senza un salvataggio urbanistico

Nessun Salva Milano. Almeno per il momento. La partita dell’emendamento che dovrebbe da una parte fermare le inchieste per abuso edilizio avviate dalla procura, sanando i circa 150 progetti pregressi realizzati nel capoluogo lombardo negli ultimi 3-5 anni, e creare al tempo stesso una commissione per dare nuove regole urbanistiche per il futuro, non è ancora finita: la Lega infatti, che ha appena ritirato la sua norma composta da questi due elementi essenziali, punta a riprovarci con il dl Infrastrutture, che verrà votato tra un paio di settimane. Partita in salita tuttavia, perché per quest’ultimo decreto il voto degli emendamenti si è già concluso e l’introduzione di un’ulteriore modifica sarebbe una forzatura. Possibile, certo, ma complicata, anche perché le idee al momento non sono affatto chiare.

L’emendamento Lega rappresentava comunque per il Comune di Milano una soluzione parziale: la parte pregressa sarebbe stata infatti sanata – anche se con una sorta di accusa implicita di aver comunque commesso abusi da condonare – ma sul futuro si sarebbe creata un’incertezza.

Incertezza che adesso permane. Senza un emendamento quindi continua prima di tutto lo scontro istituzionale fra Procura e Comune di Milano: la prima che ritiene che sia stato impropriamente utilizzato lo strumento della Scia, un’autocertificazione da parte dei costruttori, per realizzare costruzioni più alte di 25 metri e con un volume superiore ai 3 metri cubi per metro quadrato per cui sarebbe necessario un più complesso Piano attuativo o un permesso a costruire in convenzione pubblico-privato; il secondo che sostiene che le norme più recenti, il codice dell’edilizia con i suoi aggiornamenti, rendano possibile la ristrutturazione con una semplice Scia, purché il volume non cambi, a prescindere dalla «sagoma» dell’edificio.

A questo punto le inchieste proseguiranno e visto che alcune sono state anche chiuse (peraltro le più importanti, quelle relative a Park tower, a Piazza Aspromonte e a via Stresa), ora si dovrà attendere un giudizio chiarificatore di un giudice, nella speranza che dia un’interpretazione più chiara sulle norme. La questione principale infatti è tutta qui, una diversa visione delle norme: per i magistrati il riferimento è la legge Ponte degli anni Sessanta; per Palazzo Marino i riferimenti sono invece il Codice dell’edilizia e gli aggiornamenti fino al 2011, che rimandano alle leggi regionali e quindi ai Pgt locali gran parte delle scelte. Un labirinto di norme che il legislatore non ha mai chiarito. Un’interpretazione autentica forse sarebbe stata la cosa più semplice al momento da fare, e non è escluso che si possa lavorare nelle prossime due settimane a questo tipo di soluzione.

Nel frattempo a Milano gli investimenti sono momentaneamente congelati, in attesa che lo scenario si chiarisca. Per “Scenari immobiliari” il rischio è di perdere 38 miliardi di investimenti, con migliaia di posti di lavoro, riducendo l’attratività verso i fondi stranieri che qui vengono a investire.

Fonte: Il Sole 24 Ore