Linguaggio Inclusivo: Strumento Potente di Cambiamento

Qualche settimana fa ho avuto il piacere di incontrare Umberto Galimberti, una delle voci più autorevoli nel panorama della filosofia contemporanea. Durante la nostra conversazione, ho particolarmente apprezzato la sua capacità di esprimere concetti complessi con un equilibrio perfetto tra eleganza e chiarezza. Abbiamo parlato dell’importanza di educare i giovani ai sentimenti, dell’evoluzione del pensiero e, soprattutto, della preoccupante tendenza all’impoverimento del linguaggio.

Quest’ultimo tema, in particolare, ha continuato a riecheggiare nei miei pensieri nei giorni seguenti, portandomi a riflettere sull’importanza del linguaggio inclusivo nelle discussioni aziendali e sociali. Il mio ragionamento è nato dal fatto che un lessico ridotto ai minimi termini rischia di impoverire anche il nostro pensiero, limitando di conseguenza la capacità di elaborare idee complesse. Ancora più allarmante è il rischio che un linguaggio semplificato e stereotipato possa alimentare pregiudizi inconsci, ostacolando qualsiasi forma di inclusione, anche sul lavoro.

La comunicazione inclusiva non si limita ad essere un insieme di regole grammaticali politicamente corrette; è un approccio che riflette un cambiamento culturale più ampio. Consiste nell’uso consapevole di parole ed espressioni che non escludono né discriminano in base a genere, orientamento sessuale, etnia, disabilità o altre caratteristiche personali.

L’importanza delle modalità comunicative in azienda

Le imprese moderne aspirano sempre più a creare ambienti di lavoro che rispecchino principi di equità e rispetto, e il modo di comunicare utilizzato al loro interno gioca un ruolo sostanziale in questo processo. Tuttavia, la definizione di linee guida per un linguaggio inclusivo richiede una particolare attenzione nel trovare espressioni che possano rappresentare adeguatamente ogni persona in azienda, senza cadere in stereotipi o discriminazioni. Questa ricerca di armonia tra diverse sensibilità e necessità può essere un compito arduo, soprattutto in un contesto in cui il lessico tende a impoverirsi e a semplificarsi, spesso a scapito della ricchezza espressiva.

Le parole non sono semplici strumenti di comunicazione: esse creano e modellano la nostra realtà. Le espressioni che scegliamo influenzano la percezione di noi stessi e degli altri, contribuendo alla creazione di modelli culturali che possono perdurare nel tempo e, di conseguenza, possono fungere da ponti, facilitando connessioni profonde e relazioni basate sul reciproco rispetto, oppure erigere barriere insormontabili. Il linguaggio può quindi agire come strumento di inclusione o di esclusione, a seconda di come lo utilizziamo.

Fonte: Il Sole 24 Ore