LinkedIn Hiring Assistant, ecco il primo agente AI per la ricerca del personale
Il mondo delle risorse umane è da tempo “contagiato” dall’intelligenza artificiale e dal lavoro degli algoritmi, grazie alla capacità di questi ultimi di analizzare in tempi molto rapidi enormi quantità di informazioni (si pensi per esempio alle migliaia di curricula che arrivano ogni anno all’attenzione dei dipartimenti HR delle grandi aziende). L’annuncio delle ultime ore firmato LinkedIn, che ha presentato Hiring Assistant, un Agente AI il cui compito è quello di aiutare i recruiter in molteplici aspetti del loro lavoro di selezione del personale, segna però un nuovo (e riteniamo importante) passo in avanti nell’applicazione di questa tecnologia a uno dei processi chiave in ambito lavorativo. Ciò che la piattaforma social più frequentata e utilizzata sul pianeta per le connessioni professionali ha introdotto è infatti uno strumento in grado di farsi carico di un ampio spettro di mansioni legate all’attività di recruitment, dal trasformare semplici appunti relativi a una posizione scoperta in descrizioni dettagliate al gestire il contatto dei candidati ideali.
Da dove nasce il progetto
Detto che il servizio è stato per il momento reso disponibile solo a un ristretto gruppo di clienti business di LinkedIn, e nella fattispecie aziende come AMD, Canva, Siemens e Zurich Insurance, e che la sua distribuzione su larga scala è prevista nei prossimi mesi, c’è un particolare che non può essere omesso per spiegare l’annuncio e le sue finalità. La piattaforma mastica il verbo dell’intelligenza artificiale da anni, per automatizzare funzioni importanti del proprio sistema di backend, impiegandola per esempio per aumentare il livello di precisione nel flusso delle raccomandazioni di connessione rivolte agli utenti. L’entrata in scena dell’AI generativa, e l’ampio credito che ha ottenuto fra gli utenti, ha accelerato in qualche modo i piani di ulteriore sviluppo legati alle soluzioni di front-end, e lo testimoniano le recenti disponibilità di servizi come i “learning coaches” o gli assistenti virtuali per campagne di marketing. Il fatto che alle spalle di LinkedIn vi sia un’azienda, Microsoft, che ha un accesso privilegiato alle tecnologie di Open AI può aver fatto il resto, aiutando la piattaforma a sviluppare strumenti alimentati dalle API del modello linguistico GPT che aiutano nella scrittura di contenuti, nella ricerca di lavoro e nella gestione del profilo utente. E Hiring Assistant è per l’appunto l’ultimo (al momento) strumento che vede la luce come frutto di questo sodalizio.
Come funziona la piattaforma
Nelle parole di Hari Srinivasan, VP of Product di LinkedIn, c’è molto della filosofia funzionale del nuovo agente. Lo scopo di Hiring Assistant, ha spiegato infatti il manager in un’intervista, “è alleggerire i recruiter dalle attività più ripetitive, permettendo loro di concentrarsi sulle fasi più strategiche del loro lavoro”. L’intelligenza artificiale prende cioè in carico la descrizione del profilo professionale desiderato (in forma completa o attraverso semplici note) e l’AI la modifica e la arricchisce, combinando le informazioni relative agli annunci di lavoro di altre aziende o a ruoli a cui fare riferimento, fino a creare un annuncio completo e dettagliato. Lo step successivo porta quindi a suggerire al recruiter i candidati più idonei basandosi sulle effettive competenze richieste e non limitandosi ai convenzionali parametri di ricerca come il livello di istruzione o i dati personali del candidato. L’agente, come spiegano i portavoce della società, si integra con i sistemi di tracking delle candidature di terze parti ma si alimenta e lavora con i dati di LinkedIn, il cui database accoglie oltre un miliardo di utenti, 68 milioni di aziende e 41mila diversi profili di skill. Più in là, l’intenzione della piattaforma sarebbe quella di aggiungere a Hiring Assistant strumenti per la messaggistica e il supporto alla programmazione dei colloqui, nonché la gestione dei follow-up quando i candidati hanno domande prima o dopo gli incontri) e l’opzione di formulare risposte automatiche alle domande delle persone oggetto di selezione. Fra gli obiettivi dichiarati del super agente ci sarebbe inoltre la possibilità di coprire molte delle attività amministrative di chi si occupa di recruitment (tendenzialmente quelle più “time consuming”) e di occuparsi di alcune delle attività di “pensiero” (analisi dei profili e altro) che i selezionatori sono chiamati a svolgere quotidianamente. Il messaggio che arriva da LinkedIn, al di là delle reali potenzialità cognitive dell’agente, è comunque forte e chiaro: Hiring Assistant è una pietra miliare nel percorso che ha intrapreso il social network nell’universo dell’AI generativa.
Fonte: Il Sole 24 Ore