ll Papa dei poveri e il «turbo-capitalista». Bergoglio riceve Milei, con l’incognita del viaggio (mai fatto) in Argentina
Il Papa e il Presidente si vedranno (per un saluto e qualche scambio di battute) in piazza San Pietro domenica mattina 11 febbraio, alla fine della celebrazione della canonizzazione di María Antonia de San José, meglio conosciuta come “Mama Antula”, la prima santa argentina. L’udienza vera è per la mattina di lunedi 12 febbraio, quando il pontefice delle “villas miserias” riceverà il turbo-capitalista – ma anche “anarco”, vanno bene entrambe – presidente della repubblica argentina Javier Milei. Un incontro da cui potrebbe scaturire, ma non subito, la decisione di Bergoglio di annunciare il viaggio nella sua patria d’origine, dove non va dall’elezione del 2013. Più volto lo scorso anni ha detto che nel 2024 avrebbe definitivamente rotto gli indugi, ma al momento secondo diverse fonti interne alle mura del viaggio non c’è traccia, anche se Francesco è noto per stupire.
Gli insulti in campagna elettorale e l’atteggiamento pacificatore del Papa
Milei lo ha invitato ufficialmente a inizio gennaio, e a Roma insisterà, anche se i precedenti non sono i migliori. Durante la campagna elettorale prima del voto di ottobre lo ha insultato in tutti i modi: «Gesuita che promuove il comunismo», «rappresentante del Male nella Casa di Dio», «imbecille» e anche peggio. Ma appena eletto ha avuto con il Papa una conversazione telefonica, e il Pontefice, più volte sollecitato a commentare quanto Milei aveva detto contro di lui, ha sempre smussato gli angoli, commentando che sono cose che si dicono in fase di propaganda. Insomma, gesti di pacificazione ripetuti, e la concessione dell’udienza ne è la conferma. Milei, leader della coalizione “La libertad avanza”, è stato eletto domenica 19 novembre alla guida del Paese sudamericano con oltre il 56% dei voti sul candidato progressista e ministro dell’Economia, Sergio Massa.
Il vescovo di Buenos Aires: «Gli argentini lo aspettano»
Naturalmente gli argentino aspettano il Papa, e lo ha ripetuto monsignor Jorge Ignacio García Cuerva, l’arcivescovo di Buenos Aires: «Un suo viaggio in Argentina è quello che tutti noi desideriamo, penso che la gente voglia incontrare il proprio pastore, al di là delle diverse questioni; penso che la gente, il popolo argentino, voglia incontrarlo e penso anche che la gente voglia non solo vederlo, ma ascoltarlo: abbiamo bisogno della sua parola, abbiamo bisogno della sua presenza fisica». Milei, che ha fatto una prima tappa in Israele, arriverà in piazza accompagnato da una ricca delegazione di uomini del governo e imprenditori, con cui avrà una serie di appuntamenti istituzionali in Italia, incontrando la premier Giorgia Meloni e il presidente Sergio Mattarella.
I primi problemi politici del presidente appena eletto
Certo per Milei le cose in patria vanno decisamente male. Dopo l’approvazione dei primi articoli sui superpoteri del presidente, quando uno dei principali ostacoli nella discussione alla Camera dei deputati sembrava essere alle spalle, la Lilbertà avanza (Lla, la formazione di Milei) ha ritirato il testo integrale del disegno di legge omnibus, che ora torna al punto di partenza, quello delle commissioni. La mossa è stata dettata dalla mancanza di consenso su punti chiave dell’iniziativa, come le privatizzazioni e questioni relative alla sicurezza. Per quanto il governo cerchi di sdrammatizzare affermando che «il tradimento della casta politica era previsto», la sconfitta della legge omnibus alla Camera rappresenta una vera e propria disfatta politica per l’ultraliberista argentino. Milei si vede infatti costretto adesso a fare ricorso a un piano di riserva per recuperare le ingenti risorse che prevedeva di incassare dal corposo piano di privatizzazioni previsto nel pacchetto affossato in aula.
La dura crisi economica del paese, inflazione alle stelle
In tutto questo il quadro economico del paese è drammatico, per non dire peggio. L’Argentina soffre di un’inflazione annua del 143%, la sua valuta è crollata e, stando agli ultimi dati, quattro argentini su dieci sono poveri. La Nazione ha anche un deficit fiscale enorme, un deficit commerciale di 43 miliardi di dollari, oltre a un debito di 45 miliardi di dollari nei confronti del Fondo monetario internazionale, di cui 10,6 miliardi dovuti ai creditori multilaterali e privati entro aprile. Quindi il viaggio del Papa sarebbe certamente un assist per Milei – Bergoglio evitando i viaggi non ne ha mai voluti dare né ai vari presidenti peronisti, che ha detestato, né al presidente imprenditore di destra Mauricio Macri – e questo forse scoraggia o comunque rallenta la decisione.
Fonte: Il Sole 24 Ore