Lo scontro con Bruxelles sullo stato di diritto e il futuro commissario Ue le priorità al rientro della premier (senza dimenticare le nomine Rai)
«Un confronto franco e trasparente». Così Giorgia Meloni ha definito il faccia a faccia avuto ieri con Xi Jinping. La premier è ancora in Cina, in procinto di partire per Shangai, ultima tappa del suo viaggio ma l’attenzione è già rivolta a quel che troverà al ritorno. L’escalation anzitutto in Libano – dove è presente un nutrito contingente italiano – di cui ha parlato la sera prima con il presidente cinese «proprio mentre sembrava che ci potessero essere degli spiragli» e probabilmente non è un caso. «La Cina sicuramente anche qui può essere un interlocutore molto importante», ha detto facendo riferimento ai rapporti con Teheran e con Riad.
Ue, sul commissario confronto in divenire
In un punto stampa organizzato prima di lasciare la capitale Meloni torna anche sulla lettera inviata a Ursula von der Leyen per la presa di posizione di Bruxelles sullo stato di diritto in Italia. Il momento è delicato. In ballo c’è la nomina del commissario italiano su cui – ha confermato la premier – I «contatti» e il confronto con von der Leyen è «in divenire». Nomi ufficialmente ancora non ce ne sono. «Abbiamo fino al 30 agosto per indicarli» e – ha spiegato – «si farà una valutazione all’interno della maggioranza». Quanto allo scontro sullo stato di diritto per la premier non ci sono «ripercussioni negative per l’Italia» né ritiene che «i rapporti con la Commissione europea stiano peggiorando», ha insistito la presidente del Consiglio sottolineando che la missiva «è una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico» che fa riferimento ad «accenti critici» esterni come quelli provenienti dalla stampa.
Approccio «alternativo» alla Via della Seta
Meloni si è soffermata anzitutto sul Piano d’azione in tre anni siglato a Pechino. Per la leader della destra si tratta di «un approccio alternativo alla Via della Seta». Alle opposizioni che le contestano di aver fatto una “giravolta”, la premier ha replicato sostenendo che la sua, al contrario, «è stata una scelta di coerenz»« perché come «ho raccontato tante volte noi eravamo l’unica nazione tra le grandi nazioni dell’Europa occidentale a far parte della Via della Seta, ma non eravamo la nazione che aveva il migliore interscambio con la Cina, tutt’altro», ha evidenziato facendo riferimento implicito a Paesi come Germania e Francia che con Pechino hanno rapporti commerciali più solidi. «Volevamo anche – ha rimarcato – che fosse una visita con dei risultati concreti, quei risultati ci sono stati: c’è stata la firma di un piano d’azione triennale e la firma di sei intese su materie per noi molto importanti che vanno dalla cooperazione industriale alla tutela delle indicazioni geografiche, la sicurezza alimentare, le materie ambientali, l’istruzione, quindi abbiamo voluto dare anche degli obiettivi concreti». Quanto ai contenuti e agli sviluppi delle singole intese, a partire dai possibili investimenti in Italia sulle auto elettriche, Meloni ha spiegato che «non se ne è parlato» rinviando ai tavoli settoriali che si apriranno con I singoli ministri. «Noi ci siamo limitati a definire accordi di cornice, poi non sta a noi entrare nel merito delle singole intese che si possono sviluppare, dei singoli investimenti. Il tema della mobilità elettrica è all’interno del nostro memorandum di collaborazione industriale, che è una delle intese più importanti che abbiamo sottoscritto».
Governance Rai. presto le nomine
Inevitabile la domanda sulle polemiche per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi. «Non l’ho vista, ero in aereo. Quello che posso dire è che mi dispiace che sia stata percepita come una cerimonia divisiva, perché la Francia e l’Europa hanno una straordinaria storia e cultura da raccontare attraverso un evento del genere e della quale potrebbero andare tutti fieri». Quanto invece alla futura governance della Rai, la premier ha confermato che «presto» arriveranno le nomine e ha smentito che si stia pensando a una privatizzazione.
Fonte: Il Sole 24 Ore