L’odissea giudiziaria di Gabriele Elia, l’ex assessore condannato senza corruttore. E nella sezione della Cassazione c’era il pm che lo accusò
Dieci anni sotto processo, un mese di prigione, nove mesi ai domiciliari. Gabriele Elia è fra i promotori del disegno di legge di iniziativa popolare Zuncheddu, per consentire a chi è stato assolto dopo un errore giudiziario o per ingiusta detenzione, di usufruire di una provvisionale di mantenimento in attesa della sentenza di risarcimento. Ma anche lui è vittima di una odissea giudiziaria.
Condannato anche se il corruttore non esiste
Ex assessore di Cellino San Marco, la vicenda giudiziaria di Gabriele Elia inizia nel 2015: dopo un arresto rocambolesco, alle 5 del mattino, con elicotteri e mitra. Viene accusato di corruzione, associazione a delinquere e di aver firmato una delibera comunale che non avrebbe dovuto sottoscrivere. All’epoca però non è più assessore da un anno. Si parla di una tangente di 40mila euro, cifra che nella fase processuale scende a mille euro. Ma attenzione: il corruttore non è mai stato trovato. Non esiste.
In Cassazione nella sezione che deve giudicarlo il pm che lo accusò in primo grado
Ma non basta. In Cassazione una nuova sorpresa. Scorrendo l’elenco dei giudici della sezione che deve giudicarlo Gabriele Elia vede il nome del pm che lo accusò in primo grado. In una video intervista al Sole 24 Ore Gabriele Elia racconta la sua vicenda, che lo ha spinto a firmare il ddl Zuncheddu.
Come è iniziato il suo incubo?
«L’incubo inizia il 10 aprile 2015. Ero da poco rientrato dopo una importante nomina provinciale fatta direttamente da Silvio Berlusconi. Erano giorni felici i miei. Il 10 aprile 2015, alle cinque di mattina, elicotteri e mitra innescarono l’arresto. Fui arrestato a seguito di un blitz e le accuse erano di associazione a delinquere con la giunta, con altri assessori comunali e corruzione, reati contro la pubblica amministrazione. Non eravamo amministratori da un anno. Questa fu una delle tante anomalie del caso, perché non c’era nessun rischio di reiterazione in quanto, ripeto, non eravamo amministratori già da tempo. Ho fatto tre giorni di isolamento, 25 giorni di carcere e nove mesi di domiciliari. L’incubo inizia così».
Fonte: Il Sole 24 Ore