
Logistica, 434 milioni di Iva evasa recuperati grazie alle inchieste sui big
Il reato principale da cui si parte è la «dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture giuridicamente inesistenti», dopodiché si arriva agli approfondimenti per somministrazione illecita di manodopera, caratterizzata anche da mancati versamenti Inps.
L’ultimo caso, le indagini a carico del gruppo americano Fedex – sfociate in un maxi sequestro da 46 milioni poche settimane fa – sono emblematiche e riassumono bene quanto già emerso negli anni passati. L’accusa dei pm Paolo Storari e Valentina Mondovì è di frode fiscale e contributiva. Ma sullo sfondo gli inquirenti arrivano a parlare di «sfruttamento» dei lavoratori e «concorrenza sleale», mettendo in discussione una prassi largamente usata, quella appunto dell’esternalizzazione, utile a camuffare il mancato rispetto delle regole, ai danni dei lavoratori.
I pm ricordano che la società avrebbe messo in piedi veri e propri «serbatoi» di lavoratori, a cui non venivano corrisposti gli «oneri di natura previdenziale e assistenziale». In questo caso, come negli altri casi, viene contestato «un disegno criminoso», basato sulla simulazione di «contratti di appalto in luogo di contratti di somministrazione di manodopera» ,che portano a dichiarazioni Iva con «passivi fittizi».
La procura ricorda nell’atto di sequestro che si tratta «di un meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti d’appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti».
Ricostruendo la «filiera della manodopera», è stato inoltre rilevato che «i rapporti di lavoro con la società committente sono stati schermati da società “filtro”, che a loro volta si sono avvalse di diverse società cooperative (società serbatoio, appunto) che hanno sistematicamente omesso il versamento dell’Iva» e «degli oneri di natura previdenziale e assistenziale». A questo si aggiunge l’“abitudine” dell’azienda di erodere «la base imponibile contributiva mediante manipolazione delle buste paga attraverso l’inserimento di voci non imponibili quali diarie, trasferte, mensa e ristorni».
Fonte: Il Sole 24 Ore