Logistica, dalle startup soluzioni per ottimizzare il lavoro e il welfare

Logistica, dalle startup soluzioni per ottimizzare il lavoro e il welfare

Il mondo delle start up va di pari passo con l’innovazione della logistica. Lo illustra bene il campione 2023 analizzato dall’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, che verrà presentato insieme al punto sul settore logistico italiano il 15 novembre al Mico di Milano: 899 start up totali che operano nell’ambito, 737 delle quali incentrate solo nella logistica senza il comparto vendita. Numeri in crescita rispetto a tre anni fa, quando le aziende innovative del settore si fermavano a quota 578 (501 escludendo quelle operative anche lato vendite).

Per quanto riguarda i finanziamenti alle start up che sviluppano servizi informatici, il podio è tutto americano: 248,5 milioni di dollari le risorse incassate da Route, 182 da Atob, 130 da Cavnue e 122 da Altana Technologies. Ma esempi virtuosi arrivano anche dall’Europa. È il caso dell’azienda tedesca Aparkado, che ha sviluppato una piattaforma per rispondere alle esigenze degli autisti come la visibilità delle aree di sosta o lo stato delle baie di carico e scarico, o di Emitwise, che avvalendosi dell’Intelligenza artificiale fornisce una piattaforma per la misurazione di CO2 prodotte e l’indicazione delle possibilità di riduzione.

Ma a farsi strada nel mondo dell’ottimizzazione della logistica sono anche start up italiane. È il caso per esempio di eLogy, startup di warehousing & fulfillment – letteralmente «stoccaggio e spedizione» – che mette in campo l’intelligenza artificiale a servizio della logistica. «eLogy nasce per essere una piattaforma multimagazzino – spiega il fondatore Marco Lanzoni –. Le aziende nostre clienti gestiscono dalla nostra interfaccia la vendita dei prodotti in più Paesi tramite le varie warehouse che abbiamo sul territorio europeo. Tramite un sistema di smistamento ordini che si avvale di intelligenza artificiale, si verifica quale sia il magazzino più vicino al consumatore provvisto del prodotto richiesto, e da lì si fa partire la spedizione».

Secondo i calcoli forniti dalla start up, nel caso di un e-commerce che effettua 2mila spedizioni al mese dall’Italia alla Spagna, le emissioni risparmiate utilizzando un sistema di magazzini di prossimità ammonterebbero fino a 810mila kg di CO2 in un anno. L’equivalente di circa 400 viaggi in treno Milano-Roma e 140 voli a/r tra Londra e Roma. E per ottimizzare ulteriormente la filiera arriva anche il servizio di masterbox cross-border europeo, che consente di evitare la spedizione singola dei prodotti e ridurre i costi fino al 40 per cento: «Nel caso Italia-Spagna, raduniamo tutti gli ordini con destinazione spagnola e spediamo un pallet cumulativo alla nostra warehouse di Barcellona, dove poi i prodotti vengono smistati verso i consumatori finali», conclude Lanzoni.

A operare nel settore del cosiddetto ultimo miglio è anche Gel proximity, altra start up italiana che permette di accedere a tutte le principali reti di prossimità nazionali (che contano oggi circa 45mila punti attivi tra edicole, cartolerie, uffici postali, eccetera) attraverso un’unica integrazione tecnologica. Non manca poi il settore della supply chain visibility, con start up che sviluppano sistemi di integrazione con i diversi attori della filiera. È il caso della tedesca Countercheck, il cui software – in attesa di brevetto – è in grado di identificare e bloccare nei centri di smistamento i pacchi contenenti articoli potenzialmente contraffatti.

Fonte: Il Sole 24 Ore