Logistica, il 32% dei nuovi asset è su aree brownfield

Logistica, il 32% dei nuovi asset è su aree brownfield

Secondo i dati elaborati da World Capital – che domani presenterà un’analisi sullo scenario logistico italiano ad un evento organizzato dall’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” – la logistica in Italia conferma la propria strategicità, con uno stock immobiliare di oltre 40,5 milioni di metri quadri, suddiviso tra centri di distribuzione (19%), logistics center (64%) e transit point (17 per cento). Questo patrimonio immobiliare si arricchirà di nuovi progetti che potranno farlo crescere dell’11% (circa 4,5 milioni di mq), in nove regioni e 41 province italiane.Le nuove costruzioni interesseranno, per il 32%, aree brownfield e, per il resto, aree greenfield. L’aspetto ambientale non è il solo fenomeno rilevante da osservare, in quanto l’utilizzo di aree brownfield innesca un grande volano “sociale” nel momento in cui va a “restituire alla collettività” oltre 1,5 milioni di metri quadri, oggi in molti casi degradati e pericolosi.

«Il mercato italiano della logistica sta evolvendo verso un modello sempre più integrato e sostenibile, all’interno del quale la “forza lavoro” e di conseguenza i luoghi di lavoro, hanno e avranno, un ruolo cruciale. L’aumento dell’utilizzo di aree brownfield, conferma questo trend con l’introduzione nel mercato di immobili, ovvero luoghi di lavoro, non solo di qualità ma anche connessi al tessuto urbano per fruire dei relativi servizi. – ha dichiarato Marco Clerici, head of research & advisory di World Capital Group – Laddove un tempo gli immobili logistici potevano apparire come una barriera, oggi, con i progetti di riqualificazione, si trasforma in una cerniera che collega e sostiene le dinamiche urbane. Il recupero brownfield, infatti, offre un’opportunità strategica permettendo così di rispondere alla crescente domanda di spazi di lavoro (logistici), efficienti e sostenibili, senza impattare negativamente sull’ambiente e rafforzando la connessione tra le attività industriali e la vita urbana».

Fonte: Il Sole 24 Ore