
Londra celebra la Siena del Trecento
Non è l’unico esempio di paziente lavoro dietro le quinte che in occasione della mostra ha permesso di ricomporre per la prima volta opere separate nel tempo. Due trittici di Duccio, creati insieme e con le stesse decorazioni esterne, sono di nuovo vicini. I sei pannelli del polittico Orsini di Simone Martini,con le scene del martirio di Cristo da un lato e l’Annunciazione dall’altro, ora conservati tra Parigi, Anversa e Berlino sono riuniti.
Martini fu l’indiscusso erede di Duccio, ammirato e celebrato per il suo virtuosismo ben oltre i confini della città, invitato persino a Avignone alla corte papale, dove conobbe Petrarca. I suoi quadri raccontano una storia con mille dettagli architettonici e paesaggistici, delineano i corpi sotto gli abiti e mostrano le emozioni sui volti.
Ambrogio Lorenzetti, fratello minore di Pietro, iniziò il suo apprendistato lavorando alla Maestà di Duccio e poi volò oltre, creando opere che pur con temi tradizionali, come l’Annunciazione del 1344, sono radicalmente nuove nella composizione, nell’uso dello spazio e nell’introduzione di elementi architettonici. Il messaggio di Gabriele e la risposta di Maria volano dalle loro labbra, scritti sulla tela.
Assolutamente unica poi la sua Madonna del Latte, che mostra un bambino del tutto vero, vivo e scalciante che ci guarda mentre stringe con la manina il seno nudo della madre per succhiare il latte. Sono passati pochi decenni, ma siamo lontani anni luce dalla rigida Madonna bizantina.
Dopo tanto splendore, la mostra finisce con una tragedia: l’arrivo della peste bubbonica, che uccise metà della popolazione di Siena, tra cui probabilmente i due fratelli Lorenzetti. Segnò l’inizio del declino della città, accentuato poi nel Cinquecento quando l’orgogliosa Siena fu conquistata e inglobata da Firenze. Per secoli l’arte senese è stata trascurata, ma questa trionfale, imperdibile mostra la riporta dove era nel Trecento: al centro del mondo.
Fonte: Il Sole 24 Ore