L’Orso d’oro va al norvegese “Dreams”
È un riconoscimento in parte sorprendente, vista la scarsa notorietà del suo regista, ma la critica e il pubblico hanno apprezzato moltissimo questo lungometraggio intenso e delicato allo stesso tempo, con al centro un tema capace di dare adito a molte riflessioni profondamente politiche: nel tentativo di rilanciare l’economia, il governa crea delle colonie isolate dove gli anziani possano trascorrere in pace i loro ultimi giorni. Una donna inclusa in questo progetto, però, ha idee diverse e sceglie di intraprendere un viaggio differente. Un riconoscimento meritato per questo lungometraggio che conferma l’ottimo momento che sta vivendo il cinema brasiliano.
Dal Premio per la miglior regia a quello per la miglior sceneggiatura
L’Orso d’argento per la miglior regia è andato al regista cinese Huo Meng che sembra aver già raggiunto la piena maturità con la sua opera seconda, “Living the Land”.
Il premio della giuria al venezuelano Iván Fund per “The Message”, un titolo che ha abbastanza diviso critica e pubblico.
Per quanto riguarda le interpretazioni attoriali, l’Orso d’argento per la miglior performance da protagonista ha visto trionfare l’australiana Rose Byrne per “If I Had Legs I’d Kick You” di Mary Bronstein, mentre per la miglior prova da non protagonista il titolo è andato all’eccezionale attore irlandese Andrew Scott per il bellissimo “Blue Moon” di Richard Linklater, film che avrebbe meritato un riconoscimento ben più importante.
L’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura a “Kontinental ‘25” di Radu Jude, il grande regista rumeno che aveva vinto l’Orso d’oro nel 2021 per “Sesso sfortunato o follie porno”.
Fonte: Il Sole 24 Ore