Louis Vuitton presenta a Parigi la prima collezione per neonati

Louis Vuitton affronta il 2023 con novità ai vertici e numerosi progetti al debutto: dal 1° febbraio il ceo della più grande e forse più nota maison del lusso al mondo sarà l’italiano Pietro Beccari, che dal 2018 aveva guidato Dior, raddoppiandone i ricavi. Raccoglie il testimone da Michael Burke (che resterà nel gruppo Lvmh), al quale si possono ricondurre gli ottimi risultati degli ultimi anni, confermati dai dati del 2022 (si veda anche l’articolo a pagina 39): Lvmh, gruppo di cui Louis Vuitton è il marchio di punta, ha chiuso lo scorso esercizio in crescita del 23% e sfiorando gli 80 miliardi di fatturato, 20 dei quali – stimano gli analisti – sono riconducibili a Vuitton.

Un successo basato sulla storia della maison (lunga oltre 160 anni), certo, ma anche sulla capacità di ingrandire in modo armonico e coerente il complesso mosaico di prodotti che offre. A Parigi, durante le giornate dell’alta moda (segmento nel quale –per ora, verrebbe da aggiungere – Vuitton non è ancora presente), ha debuttato la collezione pensata per bambine e bambini da zero a dodici mesi, che arriverà nei negozi in marzo. Un fil rouge con i codici delle maison in realtà c’è: fu Gaston Louis Vuitton, negli anni 30 del secolo scorso, a creare, all’interno della boutique di Champs-Elysées, a Parigi, un Salon de Jouets, dove si potevano comprare alcuni giocattoli. Esponente della terza generazione della famiglia fondatrice e appassionato viaggiatore e collezionista di oggetti e manufatti artistici di ogni tipo, Gaston Louis Vuitton accumulò molti bauli e altri accessori da viaggio da antiquari ed aste, aggiungendoli alle sue raccolte di libri e di etichette degli hotel. I bauli sono stati al centro della presentazione parigina della collezione bebè di Louis Vuitton, che comprende tute, pigiami, scarpe e una giacca double-face con cappuccio, tutto in toni pastello o comunque molto delicati, con qualche tocco di giallo e gli immancabili fiori del motivo Monogram. Ci sono poi una coperta, un orsetto, due borse e altri piccoli accessori.

Un debutto che rispetta le linee guida di Lvmh sulla sostenibilità: tra le certificazioni, quella per il cotone organico e la Lwg (acronimo di Leather working group), prima attestazione ambientale a livello mondiale per l’industria della pelle. Senza dimenticare cashmere e lana, materie prime che Lvmh e tutte le maison del gruppo che le usano acquistano solo da produttori che certificano, tra le altre cose, il welfare degli animali.

Fonte: Il Sole 24 Ore