“Luce”, un complicato rapporto padre-figlia in concorso a Locarno
Rivers torna a filmare Jake Williams, figura presente in uno dei suoi primi corti e nel suo primo lungometraggio “Two Years at Sea” del 2011.
Il titolo Bogancloch è quello della casa di Jake Williams, sperduta in una vasta foresta delle Highlands scozzesi. Il film ritrae la sua vita lungo il filo delle stagioni e le persone che, di tanto in tanto, entrano nella sua esistenza altrimenti solitaria.
«Mi piace ritrovare una persona, osservare come ripetiamo gesti e ossessioni, ma anche notare come questi cambiano perché il mondo cambia»: con queste parole Ben Rivers ha raccontato il motivo per cui ha scelto di realizzare “Bogangloch”, film pienamente nello stile di questo autore che ama scarnificare la narrazione per puntare soprattutto su immagini suggestive e su anticonvenzionali effetti sonori.
Come tutta la filmografia di Ben Rivers, “Bogangloch” è un’esperienza da prendere o lasciare, capace di toccare corde profonde, ma anche di respingere a seconda dell’empatia che lo spettatore può o meno provare nei confronti del personaggio che viene ripreso.
La struttura sa di già visto, ma c’è spazio per sequenze di forte impatto, incentrate sul rapporto tra l’uomo e la natura circostante, in cui cerca di integrarsi sempre di più. Notevole, in questo senso, la lunga inquadratura finale, che sembra riflettere proprio sul posto che il protagonista sta occupando in mezzo al resto del creato.
Fonte: Il Sole 24 Ore