L’Ue boccia il divieto dell’Ungheria sulla carne coltivata

La Commissione Ue considera «ingiustificato» e «non necessario» il disegno di legge notificato a luglio dall’Ungheria che vieterebbe la produzione e l’immissione sul mercato di carne allevata in laboratorio. «Nell’Unione europea – si legge nel parere circostanziato di Bruxelles – non è stata ancora concessa alcuna autorizzazione per nessun prodotto a base di carne allevato in laboratorio, pertanto questi prodotti non possono essere immessi sul mercato comunitario».

Il divieto, insomma, non è necessario perché il problema non si pone: attualmente infatti il divieto di commercializzazione deriva dal diritto dell’Unione e si applica già a tutto il territorio dell’Unione. Ma Bruxelles non si ferma qui e valuta il no di Budapest addirittura come «ingiustificato», perché a fronte di una richiesta di autorizzazione da parte di una qualsiasi azienda produttrice all’Autorità europea di sicurezza alimentare (Efsa), il divieto ungherese finirebbe con l’intralciare la procedura.

Anche quattro stati membri (Svezia, Lituania, Paesi Bassi e Repubblica Ceca) si sono espressi negativamente sulla proposta ungherese, nell’ambito della procedura Tris. Il parere circostanziato della Ue obbliga ora l’Ungheria a rinviare l’adozione del disegno di legge di sei mesi dalla data di notifica, quindi fino al 13 gennaio 2025, e a rispondere alla Commissione sul seguito che intende dare a tale parere circostanziato.

A inizio 2024 la Commissione europea aveva invece archiviato il disegno di legge italiano promosso dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida per vietare la vendita o la produzione di alimenti e mangimi sintetici. La decisione era stata prese non sulla base della sostanza, ma per vizi procedurali, perché la legge è stata approvata in violazione dei termini sospensivi del regolamento Tris.

«La proposta ungherese- sostiene Francesca Gallelli del Good Food Institute Europe – si scontra con i principi del diritto europeo, così come sarebbe successo con la legge italiana se avesse rispettato la procedura Tris. Entrambi i divieti sono infondati, non essendo basati su evidenze scientifiche, soprattutto considerando che la carne coltivata non è ancora disponibile per i consumatori europei. La legge italiana è inoltre potenzialmente inapplicabile dal momento che è stata notificata all’Unione europea dopo essere stata approvata, in violazione della procedura Tris».

Fonte: Il Sole 24 Ore