L’Università di Trento e l’uso dei termini femminili: un dibattito sul genere

Però c’è stato un fatto recente che mi ha davvero colpito e mi ha permesso di mettere a fuoco un punto secondo me importante.

L’esperimento dell’Università di Trento

L’Università di Trento qualche mese fa ha riscritto il proprio regolamento interno e ha deciso di declinare tutti i nomi dei ruoli e delle carriere al femminile. Una nota introduttiva al documento sottolinea che è stato utilizzato il “femminile sovraesteso” per cui i termini al femminile valgono anche per i ruoli ricoperti da persone di genere maschile.

Uomo o donna che siano, le persone che operano nell’ateneo avranno un ruolo declinato al femminile. Saranno “la presidente, la rettrice, la segretaria, le componenti della commissione, le professoresse, la candidata, …, a prescindere dal genere”.

La scelta dell’università di utilizzare solo termini femminili per indicare le cariche nasce dalla volontà di provocare; di dare un segnale di attenzione sulla forza delle parole; di mettere in luce la prospettiva di chi resta esclusa dall’uso sovraesteso del genere maschile.

E la provocazione è sicuramente stata accolta: ci sono state numerose reazioni negative e critiche su questa scelta, partite da interviste sui giornali e finite sui social.

Fonte: Il Sole 24 Ore